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Le lettere con una brutta grafia finivano nel camino prima che le leggessi

La bruciai nel camino la lettera che m’aveva scritto il mi’ nipote Lionardo da Firenze. Non si poteva leggere da tanto che era scritta male.

Non tolleravo la pessima grafia e, tutte le volte che mi ritrovavo fra le mani lettere scritte così, mi toccava far venirmi la febbre nel tentativo di decifrare parola dopo parola.

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Dio solo sa quanto bene volessi al mio unico nipote che divenne poi l’erede universale dei miei averi ma per la miseria, che imparasse a scrivere perbenino perlomeno.

Avrei preferito non ricevere più alcuna missiva da lui: ogni volta era un tormento e districarsi fra quelle frasi scritte con una calligrafia che lasciava molto a desiderare era cosa da eroi.

Sabato 3 marzo del 1548 gli scrissi: Lionardo, l’ultima tua lectera, per non la potere né sapere leggere, io la gictai in sul fuoco: però non te ne posso risponder niente. Io t’ò scricto più volte che, ogni volta che io ò una tua lectera, che e’ mi vien la febbre innnzi che io impari a leggierla: però io ti dico che da qui inanzi tu non mi scriva più, e se tu ài da farmi intender niene, togli uno che sappi scrivere, che io ò il capo a altro che sare a spasimare intorno alle tue lectere…”

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In quel di Roma avevo un gran da fare, non potevo passare ore a tentare di capire cosa Lionardo mi scrivesse. La bella grafia non era un vezzo ma indispensabile per farsi intendere da chi leggeva.

Almeno avesse fatto scrivere le lettere a qualcuno che sapeva farlo meglio di lui: ci avrei guadagnato in salute.

Per il momento il sempre vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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Letters with bad handwriting ended up in the fireplace before I read them

I burned the letter that my nephew Lionardo from Florence had written to me in the fireplace. It couldn’t be read for so long that it was badly written.

I couldn’t tolerate the terrible handwriting and every time I found letters written like that in my hands I had to break out in fever trying to decipher word after word.

God only knows how much I loved my only grandson who later became the universal heir of my possessions but for heaven’s sake, at least he learned to write properly. I would have preferred not to receive any more letters from him: every time it was a torment and extricating myself from those sentences written in a handwriting that left much to be desired was something for heroes.

On Saturday 3 March 1548 I wrote to him: “Lionardo, because I couldn’t or didn’t know how to read your last letter, I threw it on the fire: but I can’t answer you anything about it. I have written to you several times that, every time I have one of your letters, I get a fever before I learn to read it: therefore I tell you that from now on you do not write to me again, and if you have so that I can understand nothing, get someone who knows how to write, because I’m thinking of nothing else than being in awe of your letters…”

In Rome I had a lot to do, I couldn’t spend hours trying to understand what Lionardo was writing to me. The beautiful handwriting was not a quirk but essential to be understood by those who read. At least he had someone who knew how to do it better than him write the letters: I would have gained in health.

For the moment, your always Michelangelo Buonarroti greets you and will meet you in the next posts and on social media.

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