


Io v’ò più charo vivo e povero che morto
"Io v'ò più charo vivo e povero che morto", così scrissi in una lettera indirizzata al mi babbo a metà del settembre del 1509.

Il Rosso Fiorentino e la maniera che non voleva prendere: la sua lettera
Il Rosso Fiorentino, al secolo Giovan Battista di Jacopo di Gasparre, arrivò a Roma nel 1523 per lavorare alla Cappella Cesi in Santa Maria della Pace.

La lettera autografa destinata al mio amato Tommaso de’ Cavalieri
Tommaso mi sconvolse la vita.

4 giorni prima di morire: Daniele da Volterra richiama Lionardo a Roma
Oramai il corso della vita mia stava giungendo alla fine e di lì a poco me ne sarei andato dal mondo terreno. Quattro giorni prima del giorno fatale...

Fra una varata e l’altra c’era chi andava a cercar trote
Nell'agosto del 1518 faceva un caldo tremendo. si lavorava a fatica nelle cave di Seravezza e ogni tanto qualcuno se n'andava pure a pescare...

Ogni tempo è buono aver cura di sé e delle sua cose
Par tu creda che io abi più cura delle cose del mondo che e' non si chonviene; e io n'ò più cura per voi che per me medesimo chom'io ò sempre facto..

C’è da diventar matti nel tentativo di difendersi dagli sciocchi
“…A presso degli omini, non dico di Dio, mi tengo huomo da bene, perché non inghannai mai persona, e ancora perché a difendermi da’ tristi bisogna qualche volta diventar pazzo, […]

L’ultima lettera di mano mia
Quella che segue è l’ultima lettera che scrissi interamente di pugno mio. Ne esiste una successiva nella quale però Daniele da Volterra mi aiutò a terminare di mettere nero su […]

La lettera di Alfonso I d’Este e la Leda che mai ebbe
Il duca di Ferrara Alfonso I d'Este mi commissionò un dipinto, la nota Leda col Cigno, ahimé andata perduta nei meandri del tempo.