A veder nascere la Venere Callipigia di Barois
Stamani qua piove a dirotto tanto per cambiare. Per non lasciarmi prendere dalla malinconia, me ne sono andato a spasso sotto l’acqua per cercare qualcosa di bello da proporvi.
Vi porto con me seppur in maniera virtuale nel laboratorio di scultura di Massimo Galleni a Pietrasanta per mostrarvi la copia della Venere Callipigia. Non si tratta della celeberrima opera che si trova nella XXV sala del Museo Archeologico di Napoli ma della scultura ideata da François Barois fra il 1683 e il 1686.

A quanto pare all’artista gli dovevano garbà parecchio i culi perché sebbene la Callipigia napoletana ne sia notoriamente ben dotata, Barois ha aumentato considerevolmente il volume delle natiche avendo poi l’accortezza di panneggiarle.
Che significa Callipigia? Semplicemente “dalle belle chiappe”

Barois era uno scultore francese vissuto a cavallo fra il Seicento e il settecento. Fu durante la sua permanenza presso l’Accademia di Francia a Roma che scolpì per il re di Francia Luigi XIV la sua Venere Callipigia prendendo l’idea, come è evidente, da ll’opera del Museo Archeologico di Napoli.
Attualmente questo suo lavoro appartiene alle colleziono del Louvre e nel laboratorio di scultura di Massimo Galleni a Pietrasanta si sta lavorando a una copia che è già a buon punto nella fase di realizzazione.
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