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Ricordando le fatiche della mia vecchiaia

Stasera sono rimasto dentro la Chiesa di Santa Croce. Non avevo voglia di avventurarmi per le strade fiorentine a caccia di sguardi rapiti dalle bellezze create dall’uomo in tanti anni di storia. Come mai? Non ve lo so dire.

Mi sembra di esser tornato al tempo in cui ero impegnato negli affreschi della Cappella Paolina. Mi pareva di non veder mai la fine e più che il lavoro andava avanti e più mi pareva che l’opera si dilungasse oltremodo.

Non ero in forze come quando affrescai la volta della Sistina o la parete del Giudizio Universale. I calcoli ai reni non mi lasciavano trovar poso e a volte dovevo stare a letto per diversi giorni di fila per riprender fiato dagli spasmi che mi provocavano.

La Conversione di Saulo fu l’affresco che conclusi per primo. Mi misi subito a preparare l’altra parete per realizzare la seconda opera: la crocifissione di San Pietro.

Sventura volle che un incendio scoppiato nello stesso anno divorò gran parte della Cappella. Per fortuna che di male andò assai bene e le pitture della Conversione furono risparmiate.

Paolo III morì prima di veder ultimata la sua preziosa commissione. Il successore però non mi concesse di decorare anche le altre pareti rimaste prive di ogni ornamento con storie che raccontassero la vita dei due Santi tanto amati dai fedeli.

Gregorio XIII affidò i decori successivi a Lorenzo Sabatini e a Federico Zuccari.

Il vostro Michelangelo Buonarroti, che difficilmente si arrende nonostante tutto e tutti.

Attualmente la Cappella Paolina è esclusa alle visite pubbliche perché a distanza di secoli dalla sua realizzazione, continua ad essere la Cappella privata del Pontefice in carica.

E’ un peccato che tanta bellezza non possa essere goduta appieno da chi ama l’arte.

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