Sotto pressione l’elaborazione del bello
Nel 1526 avevo concluso la realizzazione dei sei modelli per la Sagrestia Nuova e avevo già iniziato a sbozzarli. Vi sto parlando delle allegorie delle quattro ore del giorno e dei due duchi de’ Medici che tutt’oggi potete andarvi a guardare all’interno della splendida architettura della Sagrestia Nuova, sempre opera mia, s’intende.
Lorenzo, il duca d’Urbino, era tutt’altro che un valoroso combattente e non era certo noto per la sua avvenenza. Più che altro era noto alle cronache del tempo come un gran vigliacco ma preferii dargli tutt’altro aspetto. Se avessi elaborato un ritratto fedele chi ancora andrebbe ad ammirare quelle sepolture? Io no davvero!
E che dire di Giuliano, l’altro duca? Per lui studiai una torsione del busto e un volto fiero quasi come se fosse un glorioso condottiero. In realtà aveva avuto una salute assai cagionevole e di fiero aveva ben poco nei suoi atteggiamenti quotidiani.
Mentre fuori dalle pareti del San Lorenzo il mondo pareva essere in continua rivoluzione e ne sentivo tutto il peso sulle spalle, il mio intelletto sotto continua pressione creava meraviglie. Se in anni precedenti avevo sostenuto che solo una mente sgombra potesse lavorar bene, in quel periodo pareva che il gran cumulo di problemi che avevo contribuissero a darmi nuovo vigore e idee sempre nuove.
Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti che ora si va a bere il sesto caffè della giornata rigorosamente corretto.