La mia passione per le gemme
Fin dai tempi in cui risiedevo presso la corte del Magnifico, subivo la fascinazione delle gemme. Le pietre dure, a volte semipreziose, lavorate a rilievo o intagliate in cavo note anche col nome di cammei, destavano in me uno stupore che con il passare degli anni si trasformò in un’autentica passione.
Lorenzo il Magnifico, mentre ero indaffarato a scolpire nel Giardino di San Marco, mi mandava spesso a chiamare dai suoi inservienti per mostrarmi la collezione di corniole, medaglie e gioie preziose. Aveva intuito che cominciavo a capirci qualcosa in quel mondo fatto di miniature e dettagli mirabili.
Si divertiva a stuzzicare il mio interesse e a guardarmi mentre mi brillavano gli occhi nell’ammirare tanta raffinatezza nei dettagli e le pose ardite.

Nella preziosissima collezione di gemme del Magnifico erano presenti pezzi di straordinaria bellezza come la corniola con il Carro di Fetonte, oggi appartenente al Museo Archeologico di Napoli e la superba Tazza Farnese, il più grande e importante cammeo antico arrivato fino ai vostri giorni.
E’ realizzato in agata sardonica e ha una forma a coppa. Il cammeo è lavorato su entrambe le facce ed è stato datato fra il III e il I secolo a.C. Oggi questa preziosa opera appartiene al Museo Nazionale Archeologico di Napoli ma in precedenza arricchiva la preziosa collezione di Lorenzo il Magnifico. L’opera arrivò nelle sue mano nel 1471 quando si trovava a Roma per rendere omaggio al nuovo papa eletto Sisto IV della Rovere. Molto probabilmente la Tazza Farnese apparteneva a papa Paolo II Barbo ed era stata messa in vendita dal successore Sisto IV mediante il banco Medici-Tornabuoni.
Dopo la morte di Lorenzo de’ Medici, il su figliolo Piero, mi mandava a chiamare prima di acquistare qualche gemma preziosa o altre raffinatissime opere di piccole dimensioni. Oramai ero diventato un vero intenditore e sapevo distinguere i pezzi poco preziosi e quelli più importanti che valeva la pena aggiungere alla collezione medicea.
Negli anni a seguire mi capitò di essere ingaggiato per cercare corniole di qualità per altri. Nella lettera che scrissi al mi fratello Buonarroto nel 1510 gli riferii che stavo cercando corniole e medaglie per un certo Michelangelo Tanagli.
Il libro
Se la storia della Tazza Farnese vi appassiona, vi consiglio il libro scritto da Valeria Sampaolo arricchito dalle mirabili foto di Luigi Spina. Lo trovate QUA
Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.
My passion for gems
Since the time when I resided at the court of the Magnificent, I was fascinated by gems. Semi-precious stones, sometimes semi-precious, worked in relief or carved in hollow, also known as cameos, aroused in me an amazement that over the years turned into an authentic passion.
Lorenzo the Magnificent, while I was busy sculpting in the Garden of San Marco, often sent for me to his attendants to show me the collection of carnelians, medals and precious jewels. He had sensed that I was beginning to understand something in that world made of miniatures and admirable details.
He enjoyed piquing my interest and watching me while my eyes shone in admiring so much refinement in the details and daring poses.
In the precious collection of gems of the Magnifico there were pieces of extraordinary beauty such as the carnelian with the Chariot of Phaeton, now belonging to the Archaeological Museum of Naples and the superb Farnese Cup, the largest and most important ancient cameo that has come down to your days.
It is made of sardonic agate and has a cup shape. The cameo is worked on both sides and has been dated between the 3rd and 1st century BC. Today this precious work belongs to the National Archaeological Museum of Naples but previously it enriched the precious collection of Lorenzo the Magnificent. The work arrived in his hands in 1471 when he was in Rome to pay homage to the newly elected pope Sixtus IV della Rovere. Most likely the Farnese Cup belonged to Pope Paul II Barbo and had been put up for sale by his successor Sixtus IV through the Medici-Tornabuoni bank.
After the death of Lorenzo de ‘Medici, his son Piero sent for me before buying some precious gems or other very refined small works. By now I had become a true connoisseur and I knew how to distinguish the little precious pieces and the more important ones that were worth adding to the Medici collection.
In the years that followed, I happened to be hired to look for quality carnelians for others. In the letter I wrote to my brother Buonarroto in 1510 I told him that I was looking for carnelians and medals for a certain Michelangelo Tanagli.
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