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Fra una varata e l’altra c’era chi andava a cercar trote

Era l’agosto del 1518 e papa Leone X m’aveva obbligato a cercar marmi in quel di Seravezza. Faceva un caldo che nemmeno vi sto a raccontare e c’era pure da lavorar parecchio. O meglio, ci si provava a cavare il ragno dal buco ma le difficoltà erano all’ordine del giorno tanto che a volte era necessario fermarsi. Non si riusciva proprio a procedere oltre e a qualche scalpellino gli diedi il permesso di andarsene.

C’era chi invece rimaneva e nell’attesa di potersi rimettere al lavoro, se n’andava a pescare giù nel fiume Serra come faceva spesso Sandro. Raccontai di questo perder tempo in una lettera al mi fratello Bonarroto, datata 30 agosto del 1518. Ve la riporto a seguire.

Seravezza, 30 agosto 1518

Buonarroto, io ebi per una tua chome Donato Chaponi t’avea messo per le mani una certa possessione, e anchora come el Chapitolo voleva vendere quel resto delle terre. Io non ti posso rispondere né all’una cosa né all’altra, perché non sono resoluto. Parlerenne poi chostà insieme.

Gli scharpellini che vennono qua non ischontorono niente lavororono solamente per que’ pochi danari che io decti loro, poi s’andorono chon Dio. Vero è che Meo e Cechone sarebono stati e arebon facto ciò che avessino potuto, ma non potevono, così soli, far niente; i’ modo che io decti loro licentia.

Sandro s’è partito anchora lui di qua. È stato qua parechi mesi chon un mulo e chonn un mulecto in sulle pompe, acteso a peschare e a vaghegiare. Àmmi buctato via cento duchati; à lasciato qua una certa quantità di marmi, chon testimoni che io pigli quegli che fanno per me. Io non ve ne trovo tanti per me che vaglino venti cinque ducati, perché sono una ribalderia. O per malitia o per ignorantia, e’ m’à tractato molto male; chom’io sono costà voglio essere sodisfacto a ogni modo. Non altro.

Credo anchora starò uno mese di qua. Michelagniolo in Seravezza. Una lectera che sarà in questa, pregoti la sugielli e fagli una choverta cholla soprascricta che dicha ‘A maestro Piero Rosselli architectore in Roma’; e dirizala al bancho de’ Borgherini in Roma. A Buonarroto di Lod[ovi]cho Simoni in Firenze.

La cava di Trambiserra, sul territorio di Seravezza. Qui mi obbligò a cercar marmi papa Leone X

Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti con i suoi racconti

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1 commento »

  1. Mi meraviglio sempre di come era la lingua italiana a quell’epoca, però mi meraviglio ancor di più quando vedo filmati storici e il linguaggio non è per nulla rispondente all’epoca, ma troppo simile a quello dei nostri giorni. Ho letto gli scritti dell’Aretino, del Cellini, di Dino Compagni, perché nei filmati non si rispetta il linguaggio dell’epoca?

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