Il Ratto delle Sabine del Giambologna
Il 14 gennaio del 1583 fu inaugurata in pompa magna la stupenda opera del Giambologna che da secoli decora la Loggia dei Lanzi: il Ratto delle Sabine.
La commissione e le caratteristiche dell’opera
Il grandioso complesso scultoreo fu commissionato al Giambologna nel 1547 dalla famiglia Medici.
Lo scultore fiammingo Jean de Boulogne, chiamato per l’appunto con il nome italianizzato Giambologna, volle dar vita a questo complesso scultoreo così articolato adoperando un solo blocco di marmo: un’impresa che più che virtuosa ha del miracoloso.
E’ evidente che dopo l’inaugurazione del mio David avvenuta decenni prima, le sculture in terra fiorentina cominciarono ad aumentare le loro dimensioni. Il Ratto delle Sabine è altro 4,12 metri e svetta sopra un piedistallo decorato con riquadri bronzei che raffigurano scene mitologiche.
La posizione serpentinata delle tre figure che si avvinghiano in una spirale ascendente, obbligano lo spettatore a girargli attorno per vedere l’opera in tutta la sua magnificenza. Questo stratagemma è un po’ un anticipo di quello che sarà la scultura barocca del Bernini e di altri suoi illustri contemporanei.
i tre protagonisti dell’opera possono essere interpretati allegoricamente come le tre età dell’uomo: la fanciullezza rappresentata dalla ragazza, la maturità dell’uomo al centro e la vecchiaia raffigurata dall’uomo accasciato.
La storia del Ratto delle Sabine
Un giovane romano solleva una ragazza Sabina che tenta di divincolarsi dalla stretta mentre fra le gambe del ragazzo, il padre della giovane inginocchiato si dispera. Ha il volto segnato da un’espressione di impotenza mentre la figlia in preda al terrore allarga le braccia.
La vicenda scolpita nel marmo è quella narrata dallo storico greco Plutarco e dallo storico greco Tito Livio che racconta l’episodio avvolto un po’ nella leggenda avvenuto dopo la fondazione di Roma: il ratto delle Sabine. Pare che Romolo, re e fondatore della città, fece rapire le donne delle Sabine affinché i romani i romani avessero qualcuno con cui procreare e far crescere la nuova città.
“Giambologna, punto dallo sprone della virtù, si dispose di mostrare al mondo che egli non solo sapea fare le statue di marmo ordinarie, ma eziandio molte insieme, e le più difficili che far si potessero, e dove tutta l’arte in far figure ignude […] si conoscesse, e così finse, solo per mostrar l’eccellenza dell’arte e senza proporsi alcuna historia, un giovane fiero, che bellissima fanciulla a debol vecchio rapisse”.
Dal trattato Il Riposo di Raffaello Borghini (1537-1588)
Il posto oggi occupato dal Ratto delle Sabine, fu abitato in precedenza dalla Giuditta di Donatello quando fu spostata dall’arengario di Palazzo Vecchio per far posto al mio David.
L’opera del Giambologna sotto la Loggia dei Lanzi è ancora l’originale ma da tempo si discute se sia il caso o meno di portarla in ambiente protetto, al riparo dagli agenti atmosferici trovandogli un’onorevole nuova collocazione all’interno di Palazzo Vecchio o dentro la Galleria degli Uffizi.
Il modello in terra cruda
All’interno della Galleria dell’Accademia è conservato fin dal 1911 il modello originale in terra cruda del Giambologna. Mentre per scolpire l’opera in marmo l’artista fu coadiuvato da collaboratori, al modello mise mano solamente lui.

L’opera è stata restaurata nel 2013 da Cinzia Parnigoni. Prima dell’intervento le superfici risultavano coperte da più strati di gesso applicati duranti vecchi restauri e addirittura, in alcuni punti, lo spessore era tale che arrivava a modificare le forme originali.
Erano presenti anche fratture al di sotto degli strati di gesso e alcune parti mancanti come le braccia della Sabina e la gamba sinistra dell’uomo erano state ricostruite, adoperando sempre il gesso.
La rimozione delle ridipinture e delle consistenti stuccature ha permesso di recuperare il modellato originale riportando alla luce l’opera originale del Giambologna.
Il libro
Se volete approfondire il modo di scolpire del Giambologna e la conoscenza delle simbologie nascoste nei suoi capolavori, vi consiglio appassionatamente il volume Giambologna. Gli dei, gli eroi. Genesi e fortuna di uno stile europeo nella scultura a cura di Paolozzo Strozzi. Lo trovate QUA.
Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.
The Rape of the Sabine Women by Giambologna
On January 14, 1583, the stupendous work by Giambologna that has decorated the Loggia dei Lanzi for centuries was inaugurated with great pomp: the Rape of the Sabine Women.
The commission and the characteristics of the sculpture
The grandiose sculptural complex was commissioned to Giambologna in 1547 by the Medici family.
The Flemish sculptor Jean de Boulogne, called precisely with the Italianized name Giambologna, wanted to give life to this articulated sculptural complex using a single block of marble: a feat that is more miraculous than virtuous.
It is evident that after the inauguration of my David which took place decades earlier, the sculptures in Florentine land began to increase in size. The Rape of the Sabine Women is 4.12 meters high and stands on a pedestal decorated with bronze panels depicting mythological scenes.
The serpentine position of the three figures who intertwine in an ascending spiral force the viewer to go around them to see the work in all its magnificence. This stratagem is a bit of an anticipation of what the Baroque sculpture of Bernini and other illustrious contemporaries of him will be.
the three protagonists of the work can be interpreted allegorically as the three ages of man: childhood represented by the girl, man’s maturity in the center and old age represented by the slumped man.
The story of the Rape of the Sabine women
A young Roman lifts up a Sabina girl who tries to free herself from her grip while between the boy’s legs, the father of the young girl kneels in despair. His face is marked by an expression of helplessness as her daughter in terror of her spreads her arms.
The story carved in marble is the one narrated by the Greek historian Plutarch and the Greek historian Tito Livio who recounts the episode somewhat wrapped in legend that took place after the foundation of Rome: the rape of the Sabine women. It seems that Romulus, king and founder of the city, had the Sabine women kidnapped so that the Romans would have someone with whom to procreate and make the new city grow.
“Giambologna, stung by the spur of virtue, set out to show the world that he not only knew how to make ordinary marble statues, but also many together, and the most difficult ones that could be made, and where all the art in making figures naked […] knew each other, and so he pretended, only to show the excellence of the art and without proposing any history, a proud young man, what a beautiful girl to kidnap a weak old man”.
From the treatise The Rest by Raffaello Borghini (1537-1588)
The place now occupied by the Rape of the Sabine Women was previously inhabited by Donatello’s Giuditta when she was moved from the arengario of Palazzo Vecchio to make room for my David.
Giambologna’s work under the Loggia dei Lanzi is still the original but for some time there has been discussion as to whether or not it is appropriate to bring it to a protected environment, sheltered from atmospheric agents, finding it an honorable new location inside Palazzo Vecchio or inside the Uffizi Gallery.
The clay model
The original clay model by Giambologna has been kept in the Accademia Gallery since 1911. While the artist was assisted by collaborators to sculpt the marble work, only he put his hand to the model.
The work was restored in 2013 by Cinzia Parnigoni. Before the intervention, the surfaces were covered by several layers of plaster applied during old restorations and even, in some places, the thickness was such that it even modified the original shapes.
There were also fractures under the plaster layers and some missing parts such as the arms of the Sabina and the man’s left leg had been reconstructed, always using plaster.
The removal of the repainting and the substantial stucco work allowed the original modeling to be recovered, bringing to light the original work of Giambologna.
For the moment, your Michelangelo Buonarroti greets you by making an appointment for the next posts and on social media.

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