3 gennaio del 1556: muore il mio assistente Urbino
Il 3 gennaio del 1556 fu per me una giornata a dir poco drammatica: il mio carissimo assistente Urbino morì. Ero molto legato a lui lavorammo fianco a fianco per 25 anni. S’era ammalato gravemente nel giugno dell’anno precedente e il 25 novembre del 1555, già molto provato, scrisse le sue ultime volontà nominandomi esecutore testamentario e tutore dei suoi figli.
L’avevo scelto fra tanti come garzone quando Antonio Mini se n’era partito nel 1530 alla volta della Francia. Francesco di Bernardino d’Amadore da Casteldurante, detto Urbino non era poi così talentuoso né con i pennelli né con lo scalpello ma era un valido aiutante e apprezzavo particolarmente la sua compagnia.
M’aiutava nella vita quotidiana a sbrigare le faccende di casa e spesso lo mandavo in giro per portare a termine commissioni varie.
Fu dura accettare quella scomparsa. Trascorsi giorni disperati e notti intere a piangerlo.
Sapete, l’Urbino m’aveva aiutato a macinare i colori nel periodo del Giudizio Universale e anche quando lavoravo agli affreschi della Cappella Paolina. Si occupò anche di montare le impalcature che avevo progettato e di preparare le pareti per gli affreschi: lavori che gli fecero ottenere da papa Paolo III il titolo di “mundator picturarum Cappellarum Palatii Apostolici” in data 26 ottobre del 1543, per un compenso di 6 ducati al mese.
Gli regalai beni di ogni sorta e quando morì aveva accumulato una fortuna pari a 2800 fiorini fra terreni e case acquistate con i danari che gli davo.
Per lui realizzai due dipinti oggi purtroppo andati perduti e gli diedi denaro a sufficienza per costruirsi un’ala adiacente alla mia casa in via Macel de’ Corvi a Roma. In questo ebbe una sorta di dependance privata dove poteva rifugiarsi quando lo desiderasse.
C’è ancora c’è chi insinua che son stato tirchio ma come vedete non fu proprio così.
Mi feci carico di esaudire le ultime sue volontà e divenni il tutore dei suoi figlioli e pensai al loro mantenimento e a quello della moglie. Con questi ragazzi e con la vedova Cornelia Colonnelli mantenni uno stretto rapporto, testimoniato anche dal carteggio.
Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti per il momento vi saluta, ricordando il caro Urbino nella giornata dedicata alla sua scomparsa. Troppo presto lasciò il mondo.

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