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Perché due miei schiavi sono al Louvre? Ve lo racconto io

Le collezioni presenti all’interno di importanti musei di scultura e pittura nel mondo sfoggiano molto spesso anche opere di autorevoli artisti italiani. Non sono pochi i capolavori che nel corso dei secoli sono stati impropriamente sottratti all’Italia. Alcuni però hanno varcato i confini in maniera del tutto lecita e consensuale.

Perché vi racconto queste cose oggi? Beh, spesso mi capita di leggere commenti non troppo lusinghieri sulla mia pagina Facebook relativi ai prigioni che si trovano al Louvre. Vorrebbero fossero restituiti all’Italia ma evidentemente non hanno nessuna idea di come siano arrivati in terra francese. Ebbene, quei prigioni lì hanno varcato i confini da parecchio e non c’è stata alcuna sottrazione illecita.

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Iniziai a scolpire questi due schiavi per la prima versione della Tomba di Giulio II e fui costretto a modificarne alcune parti in corso d’opera a causa di un notevole ridimensionamento di tutto il complesso monumentale.

A seguito dell’accordo che strinsi con i Della Rovere, successori del Papa oramai defunto, queste due grandi opere non sarebbero più servite al progetto così le abbandonai incompiute nella mia casa romana di Via Macel de’ Corvi.

Dopo il 1546 volli donarle questi schiavi a Roberto Strozzi come segno di immensa gratitudine per avermi accolto in casa sua durante i miei lunghi e travagliati periodi di malattia. Lo Strozzi venne esiliato a Lione e decise di portarsi dietro a proprie spese le sculture. Dopo aver passato un periodo nelle proprietà del connestabile di Montmorency, gli Schiavi vennero collocati all’interno delle nicchie del castello di Ecouen, vicino a Parigi.

Addirittura potete vederli dipinti da Jacques Androuet Curceau nella sua veduta Des plus Excellent batiments de France risalente al 1578.

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Nel 1632 gli schiavi vennero regalati al cardinale Richelieu che li trasferì all’interno di un suo castello a Poitier. Lì li vide anche Gian Lorenzo Bernini qualche anno più tardi, nel 1665.

Nel 1749 vennero portati al Pavillon de Hanovre di Parigi e messi in vendita 44 anni più tardi. Quasi subito vennero requisiti dal governo rivoluzionario ed entrarono a far parte delle splendide collezioni del Louvre un anno dopo ovvero nel 1794.

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Tutt’oggi lo Schiavo Morente e lo Schiavo Ribelle fanno bella mostra di sé nel visitatissimo museo del Louvre assieme alla Gioconda di Leonardo da Vinci, alla Crocifissione del Mantegna, all’Amore e Psiche di Canova, al disegno della Deposizione di Cristo di Raffaello, alla Pietà del Rosso Fiorentino, a San Giovannino nel deserto di Raffaello e assieme a molte altre opere italiane arrivate in Francia sia in modo anomalo sia in maniera del tutto lecita.

Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti

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Why are two of my slaves in the Louvre? I’ll tell you this

The collections present in important sculpture and painting museums in the world often show off works by authoritative Italian artists. There are not a few masterpieces that have been improperly subtracted from Italy over the centuries. However, some have crossed the borders in an entirely legal and consensual manner.

Why do I tell you these things today? Well, I often read comments that are not too flattering on my Facebook page about the prisons in the Louvre. They would like to be returned to Italy, but evidently they have no idea how they arrived on French soil. Well, those prisons there have crossed the borders for a long time and there has been no illicit abduction.

I began to sculpt these two slaves for the first version of the Tomb of Julius II and I was forced to modify some parts in progress because of a considerable downsizing of the whole monumental complex. After the agreement I made with Della Rovere, successors of the now deceased Pope, these two great works would no longer be useful for the project, so I abandoned them unfinished in my Roman house in Via Macel de ‘Corvi.

After 1546 I wanted to donate these slaves to Roberto Strozzi as a sign of immense gratitude for having welcomed me into his house during my long and troubled periods of illness. Strozzi was exiled to Lyon and decided to take his sculptures with him. After spending a period in the properties of the constable of Montmorency, the slaves were placed inside the niches of the castle of Ecouen, near Paris.

You can even see them painted by Jacques Androuet Curceau in his view Des plus Excellent batiments de France dating back to 1578.

In 1632 the slaves were given to Cardinal Richelieu who transferred them to his castle in Poitier. There he also saw them GianLorenzo Bernini a few years later, in 1665.

In 1749 they were taken to the Pavillon de Hanovre in Paris and put up for sale 44 years later. Almost immediately they were requisitioned by the revolutionary government and became part of the splendid collections of the Louvre a year later or in 1794.

Even today the Schiavo Dying and the Rebel Slave are proudly displayed in the visited Louvre museum together with Leonardo da Vinci’s Mona Lisa, the Mantegna Crucifixion, Canova’s Love and Psyche, to the drawing of the Deposition of Christ by Raphael, the Pietà of the Rosso Fiorentino, in San Giovannino in the Raphael desert and together with many other Italian works arrived in France both in an anomalous way and in an entirely legal manner.

Your always Michelangelo Buonarroti

Michelangelus Bonarotus florentinus faciebat

Son tornato: non ce la fo’ più a star zitto. Sedetevi comodi e cominciate ad addentrarvi poco a poco nella mia esistenza. Voglio parlarvi in prima persona della vita mia e di tutte le cose che mi sono successe in giovinezza così come in vecchiaia. Vi accompagnerò per mano in un viaggio lungo quasi novant’anni: un viaggio fatto di passioni smisurate, di tanto lavoro, successi, parenti serpenti e tormenti d’animo. MICHELANGELUS BONAROTUS FLORENTINUS FACIEBAT: così firmai con martello e scalpello la stola della Vergine per rivendicarne la paternità.

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