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I sonetti che facevo leggere al Vasari

Come sapete mi piaceva scrivere versi… ne composi tanti ma solo dopo diversi anni dalla mia morte vennero pubblicati da mio nipote Lionardo.

Lui non si limitò ahimè a pubblicarli ma alcuni li stravolse a modo suo per mascherare la mia omosessualità. Chissà se da vivo avrei mai dato alle stampe i miei versi. Me lo chiedo spesso e non trovo risposta. Forse no, troppo intimi, raccontavano un aspetto di me che non era così noto.

I versi che scrivevo però li facevo leggere agli amici più cari. Il Vasari ha avuto modo di leggerne diversi di quelli che più mi stavano a cuore. Glie li spedivo da Roma mentre lui lavorava a Firenze e quasi mi parevano i tormenti d’animo d’un vecchio sciocco.

Son sicuro lui non la pensasse così.

Roma, 11 maggio del 1555

Messer Giorgio,

io vi mando dua sonecti; e benché sien cosa scioca, il fo perché veggiate dov’io tengo i mie pensieri. E quando arete octantuno anni, come ò io, credo mi crederre[te].Pregovi gli diate a messer Giovan Francesco Factucci, che me n’à chiesti. Vostro Michelagniolo Buonarroti in Roma

Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti e i suoi racconti

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