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Michelangelo Infinito: la recensione

Ier sera me ne sono andato a vedermi al cinema, o meglio, mi son visto interpretato da Enrico lo Verso in Michelangelo Infinito. Sono rimasto piacevolmente stupito dalla ricostruzione puntuale dei fatti, dalla narrazione delle opere se ben sommaria per ovvie ragioni di tempo ma comunque fatta bene e senza nessun errore.

La narrazione in prima persona funziona e questo lo so bene dato che la uso da quattro anni e mezzo. Fa un po’ strano ascoltare me che parlo un corretto italiano assai forbito con termini poco consoni all’epoca mia… magari un fiorentino accennato solo nell’andata non sarebbe stato male.

Le riprese mozzafiato delle opere più note presenti sul suolo italiano e nello Stato Vaticano lasciano senza fiato. Vengono mostrate immagini di dettagli non visibili dal vero a causa della distanza come nel caso della Pietà Vaticana ma anche della volta della Sistina e del Giudizio Universale. E poi c’è l’inaccessibile Cappella Paolina con i due capolavori: la Crocifissione di Pietro e la Conversione di Saulo. Entrare seppur virtualmente nella Cappella privata del Papa da poco terminata di restaurare, è stato emozionante… difficile rimanere indifferenti, almeno per me.

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Qualche piccola imperfezione l’ho notata ma sono davvero sbavature che niente tolgono all’opera complessiva. Ad esempio, giusto a pochi minuti dall’inizio, viene fatto dire a chi fa le mie veci che il mi’ babbo s’accorse subito che ero bravo nel disegno e mi mandò a bottega dai Ghirlandaio. Non è esattamente così… il mi’ povero babbo Ludovico voleva farmi studiare grammatica e mi mandò da un o bravo a studiare. Fare l’artista non era cosa per persone perbene e solo Dio sa quanto dovetti tribolare per convincelo a lasciarmi andare a bottega.

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Ganza la scena la scena del Tondo Doni con i due garzoni che lo portano avanti e indietro per le scale mentre la voce narrante racconta la storia del suo acquisto. Beh, chi ha provato a fare il furbo con me non ebbe mai gran ventura. Al Tondo che viene finalmente spacchettato avrei messo la cornice già che pure quella è originale mia e si suppone che abbia fatto consegnare ai garzoni il lavoro completo. Comunque, come vi ho anticipato, sono solo piccoli dettagli, sfumature minime che non tolgono nulla al film che vi consiglio appassionatamente di andare a vedere.

A un certo punto Enrico lo Verso dipinge sdraiato… beh, in quella posizione mai ci dipinsi e ben lo ha dimostrato anche l’equipe di Colalucci durante l’ultimo restauro. Ve ne ho parlato QUI

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C’è un particolare curioso che ho notato, forse sfuggito a chi ha già visto Michelangelo Infinito. A un certo punto viene ripreso di spalle Lo Verso che affresca il Cristo del Giudizio Universale ( fra l’altro la sequenza delle giornate che è stata seguita è corretta): una scena suggestiva che m’è garbata parecchio. Se guardate bene la parte già affrescata potrete notare alcune zone scure che hanno una forma squadrata… c’è da aguzzare bene la vista.

Cosa sono? Porzioni che non sono state restaurate di proposito dal team di Colalucci per mostrare ai posteri che aspetto avesse l’affresco prima del loro intervento. Ve ne ho parlato QUA. Perchè compaiono nel film? Semplicemente perchè per la ricostruzione virtuale sono state adoperate le foto originali della Sistina fornite dal Governatorato dello Stato del Vaticano. Fa strano vedere l’affresco già restaurato ancora in fase di realizzazione. Stesso discorso vale per le mutande fatte apporre dai censori.

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Mi è piaciuta l’idea dei due set dai quali Michelangelo e il Vasari raccontano mentre spesso guardano in camera. Interessante anche il per così dire pentimento finale mio prima della chiusura del film. In alcuni miei componimenti poetici scritti negliultimi anni c’è davvero la sensazione che abbia peccato di superbia per aver voluto imitare il saper dar vita e forma alle cose che appartiene solo a Dio. La martellata finale al blocco di straordinario messo in piedi ci sta bene anche se probabilmente mai la sferrai al Mosè. Una bella chiusura che riesce a rendere l’idea di quanto fossi tormentato.

A proposito del Mosè, sulla testa ( e pure altre parti del corpo) voltata del Mosè avrei accennato anche al più plausibile motivo che ci sta dietro ovvero il non voler guardare i vincoli di San Pietro dagli spirituali considerati idolatria.

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Ovviamente nel film non vengono presentate tutte le opere: non sarebbe bastato un film di quattro ore per mostrarle tutte quelle arrivate fino ai nostri giorni, disegni esclusi. M’è piaciuto l’accenno al mio amato Tommaso de’ Cavalieri e alla mia carissima amica Vittoria Colonna con i versi delle rime che scrissi pensando a loro recitate da lo Verso. A un certo punto viene mostrato un ritratto del Cavalieri… beh, che sia il suo ritratto lo dubito fortemente. La sequenza è stata velocissima e non son riuscito a metterlo a fuoco in così poco tempo. Mi pare invece di aver visto il ritratto del Quaratesi conservato al British Museum.

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In conclusione vi posso dire che Michelangelo Infinito è un ottimo lavoro che vale la pena di essere gustato dall’inizio alla fine. Interessante e fatto bene: godibile dall’inizio alla fine. Avete tempo fino al 3 ottobre per vederlo al cinema… certo, nei prossimi mesi verrà proposto anche su Sky ma volete mettere vederlo al cinema? Mica è la stessa cosa.

Sono rimasto molto deluso dall’affluenza… in una sala con capienza di 573 posti in platea più palchi e palchetti vari, alla proiezione delle 21:30 saremmo stati forse una ventina, arrotondando per eccesso. E’ la cosa in assoluto che più mi è dispiaciuta: dietro un lavoro così grande, curato e ben fatto possibile che ci sia un così scarso interesse da parte del pubblico? La storia mia ma anche degli altri artisti che tutto il mondo ci invidia è patrimonio nazionale… possibile che in così pochi abbiano voglia di capire di più, di approfondire le loro conoscenze e di assistere a un lavoro così curato e appassionato? Ecco, questa è la cosa che mi ha fatto uscire dal cinema ieri sera amareggiato. Vedere file chilometriche davanti a un negozio alle undici e mezza di sera per acquistare un telefono o l’ultimo libro scritto da qualcuno che gioca a pallone e una proiezione di questo tipo quasi deserta mi mette davvero tristezza.

Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti con i suoi quotidiani interventi

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