Niente azzurrite né malachite nella volta della Sistina
Vi siete mai chiesti quali pigmenti adoperai per affrescare la volta della Cappella Sistina? Sedetevi comodi che vi racconto anche questa curiosità.
Scelsi di non usare i colori che avevano bisogno di un legante per essere adoperati. Vero è che all’inizio adoperai anche il minio ma poi lo abbandonai: non era un colore che, come lo stesso Cennini scriveva, non poteva essere preso in considerazione per gli affreschi.
Si trovano tracce di questo pigmento solo nel primo riquadro che affrescai, quello del Diluvio Universale poi, visto l’effetto ottenuto, lo misi da parte preferendo utilizzare per le tonalità di rosso le ocre, l’arancio di piombo e il morellone, colore che amavo particolarmente per quelle sue sfumature intense di rosso scuro tendente al violaceo.
Nella scelta del bianco non ebbi dubbi: volli solo il bianco San Giovanni, brillante e inalterabile. E’ un carbonato di calcio puro, derivato dalla carbonatazione della calce e in affresco ha una resa eccellente.
Per la volta della Sistina non usai il costosissimo lapislazzuli non perché non mi piacesse, anzi, ma per evitare di sborsare di tasca un sacco di quattrini.
Mentre per il Giudizio Universale i colori li pagava direttamente papa Paolo III ed ebbi modo così di farne un utilizzo smodato, per la volta Giulio II pretendeva anticipassi io i soldi dei pigmenti.
Dato il costo elevatissimo dei lapislazzuli, non potevo indebitarmi per acquistarne in quantità.
Così tutti gli azzurri che vedete nella volta sono di smaltino, un pigmento a base di polvere di vetro blu. Il vetro riusciva ad assumere quella colorazione grazie alla polvere di cobalto che conteneva.
Avrei potuto usare anche l’azzurrite ma non lo feci e nemmeno volli usare la malachite per le tonalità di verde.
Entrambi i pigmenti in presenza di umidità mutano radicalmente la loro tonalità iniziale. In particolare l’azzurrite vira verso il verde intenso: mica potevo dipingere un cielo che qualche decennio dopo si sarebbe poi trasformato in un grande prato verde. Era un rischio che non mi potevo permettere di correre ed ebbi ragione.
Oggi avreste cieli verdi ad accogliere la Creazione di Adamo.
Per quanto riguarda i verdi usai la terra verde mentre per i colori bruni scelsi dalla terra bruciata di Siena al bruno di marte passando per la terra d’ombra.
Di pigmenti neri ne adoperai invece di due tipi: il nero di vite e il nero avorio.
Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.
No azurite or malachite in the vault of the Sistine Chapel
Have you ever wondered which pigments I used to paint the vault of the Sistine Chapel? Sit back and let me tell you this curiosity too.
I chose not to use colors that needed a binder to be used. It is true that at the beginning I also used red lead but then I abandoned it: it was not a color which, as Cennini himself wrote, could not be taken into consideration for the frescoes.
There are traces of this pigment only in the first panel that I frescoed, that of the Universal Flood then, given the effect obtained, I put it aside preferring to use ochre, lead orange and morello for the shades of red, a color which I particularly loved for its intense shades of dark red tending towards purplish.
In choosing white, I had no doubts: I only wanted white San Giovanni, brilliant and unalterable. It is a pure calcium carbonate, derived from the carbonation of lime and in fresco it has an excellent yield.
For the Sistine vault I didn’t use the very expensive lapis lazuli, not because I didn’t like it, on the contrary, but to avoid spending a lot of money out of my pocket.
While Pope Paul III paid for the colors directly for the Last Judgment and I was thus able to make excessive use of them, for the vault Julius II demanded that I advance the money for the pigments.
Given the very high cost of lapis lazuli, I could not get into debt to buy it in quantity.
So all the blues you see in the vault are smalt, a pigment based on blue glass powder. The glass was able to take on that color thanks to the cobalt powder it contained.
I could have used azurite as well but I didn’t and I didn’t even want to use malachite for the green tones.
Both pigments radically change their initial shade in the presence of humidity. In particular, azurite veers towards an intense green: I couldn’t paint a sky that a few decades later would then turn into a large green meadow. It was a risk I couldn’t afford to take and I was right.
Today you would have green skies welcoming the Creation of Adam.
As for the greens I used green earth while for the browns I chose from the burnt sienna to mars brown passing through umber.
I used two types of black pigments instead: vine black and ivory black.
For the moment, your Michelangelo Buonarroti greets you by making an appointment for the next posts and on social media.

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effettivamente, l’idea del cielo verde è un tantino angosciante 😀
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eh si, non era possibile
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