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Nessuno ha mai lavorato il marmo come me, né prima, né dopo

Nessun scultore ha mai eguagliato la mia tecnica esecutiva. Nessuno ha mai azzardato tanto adoperando le gradine fino alla pelle dell’opera rischiando di rovinarla a ogni colpo di martello.

Pensate ai più grandi scultori di tutti i tempi come il Bernini o il Canova tanto per citare un paio di posteri miei: nemmeno loro con tutta la loro maestria osarono tanto sebbene avrebbero potuto imparare dalla strada che apersi secoli prima.

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Non ho mai appiattito i volumi con la raspa spegnendo la lucentezza del marmo. Volevo ardentemente che le mie opere vibrassero e per ottenere questo effetto sorprendente non feci mai fatto uso di nient’altro che calcagnuoli, scalpelli, subbie, gradine e sporadicamente del trapano ad arco.

Non mi servivano né raspe né altri strumenti utili per rimuovere gli ultimi residui di marmo prima di passare dove occorreva alla levigatura. Ben sapevo calibrare la forza e non rischiavo di assestare un colpo dato male, rovinando così parte dell’opera.

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Immaginatevi solo per un istante cosa significhi continuare a lavorare di scalpello fino all’ultimo sul lavoro quasi finito. Basta pochissimo per rimuovere più del dovuto e non è che poi si può apporre una toppa di marmo su un brutto segno lasciato sopra un volto, un braccio o un panneggio. Il marmo è marmo.

Eppure lavorando in questo modo azzardato per chiunque ma non per me, riuscivo a ottenere passaggi rapidi dal concavo al convesso e cambi di volumi repentini. Tutti dettagli che hanno contribuito a rendere le mie opere vive, vibranti d’emozione e mai statiche.

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Solo lavorando con le gradine fino alla pelle delle opere si ottiene questo effetto senza di fatto spegnere la lucentezza del marmo.

Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

No one has ever worked marble like me, neither before nor since

No sculptor has ever equaled my executive technique. No one has ever ventured so much using the steps right up to the skin of the work, risking ruining it with each blow of the hammer.

Think of the greatest sculptors of all time such as Bernini or Canova just to mention a couple of my posterity: not even they, with all their mastery, dared so much although they could have learned from the road I opened centuries earlier.

I have never flattened the volumes with the rasp by dulling the shine of the marble. I ardently wanted my works to vibrate and to obtain this surprising effect I never made use of anything other than heels, chisels, beams, stepladders and occasionally the bow drill.

I didn’t need rasps or other useful tools to remove the last residues of marble before moving on to where it was needed for polishing. I knew well how to calibrate the force and I didn’t risk landing a blow given badly, thus ruining part of the work.

Just imagine for a moment what it means to continue working with the chisel until the end on the almost finished work. It takes very little to remove more than necessary and it’s not like then you can put a marble patch on a bad mark left on a face, an arm or a drapery. Marble is marble.

Yet working in this way risky for anyone but me, I was able to get quick transitions from concave to convex and sudden volume changes. All details that have contributed to making my works alive, vibrant with emotion and never static.

Only by working with the steps up to the skin of the works can this effect be obtained without actually extinguishing the shine of the marble.

For the moment, your Michelangelo Buonarroti greets you by making an appointment for the next posts and on social media.

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