Le lettere che mi inviava il Vasari per conto di Cosimo I
Me ne andati da Firenze per non farvi più ritorno se non da morto. Lasciai le mie commissioni fiorentine a metà e un Cosimo I che non sapeva più come fare per farmi ritornare in terra natia.
A Roma avevo tanto da fare, è vero, ma è altrettanto vero che solo lì dimorava il mio amatissimo Tommaso de’ Cavalieri. Lontano da lui c’ero già stato fin troppo, era tempo di tornare e non avrei saputo attendere oltre.
Cosimo I voleva portassi a termine le opere nella Sagrestia Nuova e soprattutto voleva veder conclusa la Biblioteca Medicea Laurenziana. Non sapendo più che fare comandava al povero Vasari di scrivermi chiedendo di tornare a Firenze.
Questa è una delle tante lettere di risposta che ebbe Giorgio Vasari, il mio amico caro
Roma, 11 Maggio 1555
Io fu’ messo a forza nella fabrica di Santo Pietro e ò servito circa oct’anni n[o]n solamente in dono, ma con grandissimo mie danno e dispiaceri e ora che l’è aviata e che c’è danari da spendere e che io son per voltar presto la cupola, se io mi partissi sarebe la rovina di decta fabr[i]ca, sarebbemi grandissima vergognia in tucta la Cristianità e all’anima grandissimo pechato.
Però, messer Giorg[i]o mio caro, io vi prego che da mia parte voi ringratiate il Duca delle sua grandissime oferte che voi mi scrivete, e che voi preg[h]iate Suo Signoria che con sua buona licentia e gratia io possa seguitar qua tanto che io me ne possa partire con buona fama e onore e senza pechato.
A dì undici di maggi[o] 1555.Vostro Michelagniolo Buonarroti in Roma.A messer Giorgio pictore isciellentissimo in Firenze.