Il Mosè e il cardinale di Mantova
Il Cardinale di Mantova entrò nel mio studio romano di Via Macel de’ Corvi assieme al pontefice Paolo III, eletto da poco. Ero tutto preso a scolpire il Mosè e la sua barba arricciolata. Poco a poco il lavoro prendeva sempre più forma e carattere mentre io mi riempivo di polvere e schegge di marmo.
Non mi ricordo cosa disse in quel frangente il Cardinale ma il Condivi sarebbe pronto a giurare che si lasciò sfuggire “bastante a far onore alla sepoltura di papa Giulio”.
Fatto sta che mi ci volle ancora parecchio tempo prima di ultimare il Mosè e di abbozzare altre sculture da destinare al complesso. Quanto lavoro, quanta fatica ma rifarei tutto da capo se tornassi a vivere. Alla fine ne è valsa la pena e ancora oggi di tanto in tanto vado a riguardarmi le opere che creai e mi compiaccio.
Il Vasari dedicò parole memorabili a quest’opera dall’impatto potente: ” i capegli…condotti sottilissimamente piumosi, morbidi e sfilati d’una maniera, che pare impossibile che il ferro sia diventato pennello…e la bellezza della faccia, che ha certo aria di vero santo e terribilissimo principe.. e i panni traforati e finiti con bellissimo girar di lembi, e le braccia di muscoli, e le mani di ossature e nervi.”
Lascio giudicare a voi se feci o meno un buon lavoro con il Mosè…se solo avessi potuto realizzare per intero il complesso scultoreo!
Il vostro Michelangelo Buonarroti
Caro Michelangelo è senz’altro l’opera che più ammiro. Avevi ragione a dir: ” perché non parli”
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