13 aprile 1592: muore Bartolomeo Ammannati
Il 13 aprile del 1592, Bartolomeo Ammannati passò a miglior vita a casa sua, in Via della Stufa a Firenze e le spoglie furono tumulate accanto a quelle della consorte, nella chiesa Gesuita di San Giovannino.
Era nato a Settignano il 18 giugno del 1511 e, come sapete, anch’io vissi per un po’ a Settignano dal momento in cui i miei genitori mi avevano dato a balia a una moglie di uno scalpellino. Abbiamo avuto però qualcos’altro in comune: io persi la mi mamma a sei anni e lu’, il su babbo a dodici.
In alcune biografie si legge che l’Ammannati nacque tre giorni prima, il 15 di giugno. Qual è allora la data esatta? Bah, vallo a sapere.
Bartolomeo dopo la morte del su babbo entrò a bottega dal Bandinelli. Certo non imparò dallo scultore più abile ma fece presto a imparare e a sorpassare il bravura il suo maestro. Nel 1530 circa era già a Venezia. S’era invaghito dell’arte e della fama del Sansovino e voleva imparar dai suoi lavori.
Fra i primi lavori realizzati dall’Ammannati si annovera il rilievo di Dio Padre con gli Angeli per il Duomo di Pisa oggi andato perduto mentre fra quelli arrivati fino ai vostri tempi vale la pena menzionare il San Nazario, il David e la Giuditta per la tomba di Jacopo Sannazzaro nella chiesa di Napoli dedicata alla Madonna del Parto.
A metà dei Cinquecento si trasferì nella Città Eterna grazie al Vasari che lo portò direttamente alla corte di Giulio III. Il primo incarico che ricevette fu la realizzazione delle sculture di una cappella della chiesa di San Pietro in Montorio, progettata dallo stesso Giorgio Vasari.
A metà dei Cinquecento si trasferì nella Città Eterna grazie al Vasari che lo portò direttamente alla corte di Giulio III. Il primo incarico che ricevette fu la realizzazione delle sculture di una cappella della chiesa di San Pietro in Montorio, progettata dallo stesso Giorgio Vasari.
Le sculture della fontana che ebbi modo di vedere e apprezzare definendole una bella fantasia, non vennero mai collocate lì ma furono sistemate nel Giardino di Pratolino da Francesco I e solo secoli più tardi posizionate nel cortile del Museo del Bargello.
Pochi anni dopo parteciperà al concorso per realizzare una monumentale fontana pubblica da posizionare in Piazza della Signoria. Vinse a mani basse sull’agguerrita concorrenza del Giambologna, del Cellini e di Vincenzo Danti. Vinse perchè il suo progetto era valido ma in parte contribuì alla sua vittoria il fatto che fosse l’artista preferito da Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I.
La realizzazione della Fontana del Nettuno venne avviata il 10 marzo del 1563 e inaugurata nel 1577. Sebbene ancora oggi quella fontana desti stupore, ai suoi contemporanei non piacque così tanto. I fiorentini arrivarono in massa al cospetto dell’opera per la sua inaugurazione notturna e più che ammirarne le sue forme, notarono il bianco candido del Nettuno che iniziarono a chiamare Biancone. “Ammannato, Ammannato, quanto marmo t’hai sciupato!”.
Quando il 17 marzo del 1563 Cosimo I fondò l’Accademia e Compagnia delle Arti e del Disegno, l’Ammannati fu uno dei membri eletti. In veste di architetto presso Cosimo I, si occupò di ampliare Plazzo Pitti e progettò il grande cortile. Fra i vari progetti architettonici si annoverano anche il palazzo Ramirez di Montalvo, la casa del Canto alla Catena, Palazzo Guinigi e il Palazzo Mediceo di Seravezza.
Nel 1558 una terribile piena dell’Arno si portò via Ponte Santa Trinita e chiesero a me un parere sulla sua ricostruzione che in quel frangente mi trovavo a Roma.
Forse adoperando progetti miei o forse no, fu poi l’Ammannati che si occupò della ricostruzione. Sempre a lui fu affidato il completamento della Biblioteca Medicea Laurenziana che avevo progettato io per volere di Cosimo I che preferì sostituire il legno di noce della scala del vestibolo con la pietra serena.
Per il momento il sempre vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi posts e sui social.

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