Quando venni nominato Padre e Maestro delle Arti
Il 17 marzo del 1563 il mio caro amico Giorgio Vasari mi scrisse una lunga lettera per raccontarmi che a Firenze non solo era stata fondata la nuova Accademia delle Arti e del Disegno ma che io ero stato eletto quasi all’unanimità Padre e Maestro delle Arti.
Ora dovete sapere che la Compagnia di San Luca era assai più antica, fondata nel 1339. Era un raggruppamento all’interno dell’Arte dei Medici e Speziali che aveva lo scopo di promuovere l’amore soprattutto per i pittori che lavoravano in città. Non avevano una era e propria sede ma con il tempo purtroppo le persone che tenevano in piedi la compagnia erano sempre meno e la Compagnia di San Luca di fatto si disciolse.

Anni dopo, il frate scultore Montorsoli che aveva lavorato anche per me, entrò a far parte dell’Ordine dei Servi di Maria ed ebbe la brillante idea di riportare in auge gli intenti della Compagnia di San Luca. Grazie alla sua amicizia con il Vasari e con Borghini, spedalingo degli Innocenti, la sua idea fu presentata a Cosimo I.
Il duca di Firenze accettò di buon grado quella idea e il 13 gennaio del 1563 venne redatto lo statuto. All’Accademia delle Arti e del Disegno era un organismo assai ristretto e potevano aderire solo personalità di spicco. Fra i tanti ruolo che aveva l’Accademia c’era anche quello di fare da supervisore sulla produzione artistica dell’intero territorio sotto il dominio mediceo.

Io fui il primo accademico ma poi a seguire non furono pochi gli artisti che richiesero di farne parte: dal Bronzino al Sangallo, dal Cellini al Vasari, l’Ammannati, il Giambologna, Tintoretto, Ligozzi, Tiziane e Palladio tanto per citare alcuni dei più celebri artisti dell’epoca.
L’arte era considerata roba da uomini e le donne che volevano lavorare in questo settore non erano viste di buon occhio. La prima donna ammessa all’Accademia fu Artemisia Gentileschi.
Prendendo a modello proprio questa Accademia fondata a Firenze, poco dopo, quando già io ero morto e stecchito, Federico Zuccari creò a Roma nel 1593 l’Accademia di San Luca.
A seguire vi riporto la lettera integrale che il Vasari mi scrisse per comunicarmi la nascita di questa istituzione in cui mi comunicò di essere stato scelto come primo accademico.

Firenze, 17 marzo del 1563
Molto magnifico signior mio, tutti quegli aiuti et favori che il magnifico Cosimo, Lorenzo, Leon X et Clemente VII et tutta la casa de’ Medici porse a l’arte del disegnio ne’ tenpi loro, inne’ nostri, messer Michelagniol mio, gli à superati il duca Cosimo, come in tutte l’altre cose, di munificentia, di degnità et di grandezza, essendocisi d’ogni tenpo mostro non come signiore, ma protettore et padre di tutti noi, aiutando coloro che non si possono sollevar senza l’aiuto d’altri.
Qui à fatto Sua Eccellentia, come intenderete, mettere insiemi tutta l’arte del disegnio, architetti, scultori et pictori, et à donato liberamente loro il bellissimo tenpio degli Angioli, cominciato di fabrica dal Brunellesco, et facultà all’arte di potere in non molto tenpo finillo, con ordini di capitoli et privilegii che contengano tutti all’anplificatione et grandezza dell’arte, per far una Sapienza et uno Studio per i gio[vani], e allo insegniar loro et ai mezzani il modo dello esercitarsi col far delle opere con più studio, et a’ v[e]chi che sanno il lasciar, delle opere che Sua Eccellentia farà far loro, eterna memoria al mondo et con utile di tutti.
E à provisto per gl’infermi et per la cura del culto divino, per viver come Cristiani, con far molte opere piene di carità fino che sien sepolti et poi per l’anime loro altri beni. E à voluto che del corpo di questa arte se ne faccia una scelta de’ più eccellenti et che ‘l corpo sù detto gli vinca; et questi gli chiama academici et questi vuole che sieno i padri, facendo però ciascuno di loro opere secondo il nome; sieno tutti della città et del suo felicissimo stato, et i forestieri che fussino nella città eccellenti delle medesime arti godino il previlegio medesimo, siano di che natione si sia; et di mano in mano c’entrino tutti coloro che virtuosamente opererano et si guadagnierano questo grado, purché sien vinti per voti da’ detti academici et confermati da Sua Eccellentia illustrissima, et a cagione che non solo questa città ma tutto il mondo goda di questi onorarissimi frutti.
Per magiormente agrandilla à voluto Sua Eccellentia esserne capo, et sucessivamente voi che sia il medesimo tutti coloro che saranno al governo di questa città. Et s’è degniato questo signiore di abassar sé per ingrandir queste arti, facendosi chiamare principe, padre et signiore et primo accademico et protettore universale di queste arti che così è stato vinto, per i voti di tutto il corpo, Sua Eccellentia. Et ànno voluto, doppo lui, per l’obligo che à tutta l’arte alla Signioria Vostra, eleggerla per capo, padre et maestro di tutti, non avendo questa sua città, né forse il mondo, el più eccellente in queste tre professioni che se n’abbi memoria; et vi ànno vinto con molta satisfatione di tutti con tutti e’ voti. È rimasto poi, doppo lei, accademici della città et dominio trenta sei in numero, persone tutte di conto et d’aspettarne ogni onorata opera da ciascuno che di questi ne sono stantiati in Fiorenza venti dua.
Et perché Sua Eccellentia disegnia di queste piante virtuose ricorne il frutto, et avendo egli considerato et cercato in più modi, come sa la Signioria Vostra, per più tenpi et per diverse vie, di volere che quella tornassi a Fiorenza, non solo per servirsene nel consiglio et opera di tante honorate inprese fatte da questo principe sotto il suo governo et in questo suo dominio, ma particolarmente per dar fine coll’ordine di Vostra Signioria alla sagrestia di San Lorenzo, et poiché da’ vostri inpedimenti non gli è successo il farlo, delibera, ora che in detto luogo continovamente si celebra et che con la perpetua oratione del giorno et della notte si loda Dio, come dessiderava papa Clemente VII delibera, dico, che tutte le statue che vanno nelle nichie, che mancano sopra le sepolture et ne’ tabernacoli sopra le porte, vuole che tutti gli scultori eccellenti di questa Accademia, ciascuno a concorrenza l’uno dell’altro, facci la sua; et il medesimo faccino e’ pictori la capella et archi et facciate, come si vede che la Signioria Vostra aveva ordinato per le picture, et dove vanno gli stuchi et le altre fantasie d’ornamenti et pavimenti; et insomma per questi accademici si rechi a fine questa inpresa, per mostrare, avendo occasione tanto propria per questi ingegni, di non lassare inperfetta la più rara opera che sia stata mai fatta fra e’ mortali.
Et a me à comandato che io debba scrivere alla Signioria Vostra questo suo animo et la preghi per parte sua a degniarsi di fargli gratia di mandare a dire o a Sua Eccellentia o a me qual era l’intention sua o di Clemente del titolo della capella et l’inventione delle figure de’ tabernacoli che aconpagniano il duca Lorenzo et Giuliano, et delle otto statue che vanno sopra le porte nelli tabernacoli de’ canti, simile il concetto et inventione delle pitture per gli archi et facciate et della capella; perché Sua Eccellentia non vole che si faccia niente prima senza l’ordine suo, che invero tutta questa Accademia lo desidera con allegrezza. Et mi à comandato Sua Eccellentia ancora che io vi dica che, avendo ella schizzi, disegni fatti già per questa opera, che, volendogniene acomodare, gli farete servitio non piccolo et promettendovi Sua Eccellentia illustrissima d’esserne bonissimo mezzo a farle eseguire con istudio et diligenza, acciò se ne consegua honore.
Et quando quella non si contentassi il far ciò per non potere per gli accidenti della vechiezza, quella si degni conferillo in voce et lo facci scrivere a altri; perché gli saperrebe male a Sua Eccellentia et a questa Academia honorata a non avere un poco di splendore dell’animo suo et avere a far da loro. Et ciascun di essi spetta esser almeno di parole consolato, avendo preso questo animo da’ vostri modi digià per la fine di questa opera, dove il Tribolo, el Monte Lupo e ‘l Frate feciono alcune statue; dicendogli che ‘l Frate è qui ed è tutto ardente per farvi honore et lo brama, et mi par che adori la Signioria Vostra. Évi Francesco da San Gallo figliolo di Giuliano, che farà il medesimo; Benvenuto, l’Ammanato, Vincentio de’ Rossi, Gian Bolognia Fianmingho et Vincentio Danti Perugino, senza molti altri bellissimi spirti. De’ picttori ci è Bronzino et altri maestri, et molti giovani di buon disegnio et praticha ne’ colori che si faranno onore. Di me non parlo, sapendo la Signioria Vostra che di devotione, di affetto et di amore et fede – et ciò sia detto con pace di tutti – gli vinco di gran lungha. Inperò la Signioria Vostra si degni consolar Sua Eccellentia et questi chiarissimi ingegni et far questo favore a me, poi che Sua Eccellentia m’à dato questo carico di scriverli, pensando che, come vostro amorevole, n’abbia a riportare qualche onorata resolutione et utile per l’opera vostra. Et da che Sua Eccellentia cerca che le cose cominciate per voi restino finite, spendendoci et le facultà et la fatica per honorarvene, quella si degni, ancor che vechio, far opera in questa inpresa sua la facci gratia di aprire il suo concetto, perché beneficate infiniti et sarete cagione di far venire questi eccellenti ingegni in magior perfectione, poiché non ci è nessun di loro che in questa sagrestia non abbi inparato quel che sa, con dessiderio di rendergniene quel merito che le lor fatiche et virtù poteranno.
Et io per parte di tutti, che ciascun vi adora, vi auguro vita lungha et sanità. Et con questo fo fine, raccomandandomivi.Di Fiorenza, alli […] di marzo MDLXII.D[i] Vostra Signioria obligatissimo servitoreil vostro afetionato Giorgio Vasari. Al molto magnifico messer Michelagniolo Buonarroti signior mio observandissimo. A Roma.

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