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La gioia che rende belle le persone e il dolore che le trasfigura

Così come un cuore gioioso, appagato e felice rende bello il volto di qualcuno, un cuore amareggiato, angosciato, dolorante e triste lo rende brutto, lo sfigura.

Così scrissi in versi in un mio madrigale assai noto. “Il fa, chi fie ma’ quella che non arda di me com’io di lei?” Chi sarà quella donna che non arde come io ardo di lei? A questa domanda non c’è risposta ma si può intuire nei versi precedenti e finanche in quelli successivi.

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I miei occhi furono creati, come le stelle vollero, per distinguere con attenzione i differenti stati della bellezza. Un destino già segnato fin dalla nascita o almeno questo è quel che credetti e tutt’ora credo.

Colei che non arde nell’amore agisce contro sé stessa e mi fa pensare che sia tanto crudele da avere un volto smorto che si riflette in modo dannoso nel mio cuore e, di riflesso nell’opera mia. Quando mettevo mano a un ritratto, lì dentro inevitabilmente c’era racchiuso un mio moto dell’anima, come è logico che fosse.

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Ritraendo qualcuno con il cuor lieto e senza lacrime a rigargli il volto, ci se ne avvantaggia entrambi. Dunc’ambo n’arien bene ritrarla col cor lieto e’l viso asciutto: sé farie bella e me non farie brutto.

Avrei modo infatti di ritrarre il soggetto dell’opera senza lacrime a rigargli il volto e vedendo la sua gioia, pure il mio cuore sarebbe felice. Così farebbe bella sé stessa senza inasprire l’animo mio e l’opera risulterebbe senz’altro migliore.

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A seguire vi riporto integralmente il complesso ma meraviglioso madrigale integralmente.

Se dal cor lieto divien bello il volto,
dal tristo il brutto; e se donna aspra e bella
il fa, chi fie ma’ quella
che non arda di me com’io di lei?
Po’ c’a destinguer molto
dalla mie chiara stella

da bello a bel fur fatti gli occhi mei,
contr’a sé fa costei
non men crudel che spesso
dichi: – Dal cor mie smorto il volto viene.
Che s’altri fa se stesso,
pingendo donna, in quella
che farà poi, se sconsolato il tiene?
Dunc’ambo n’arien bene
ritrarla col cor lieto e ’l viso asciutto:
sé farie bella e me non farie brutto.

Per il momento i l vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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The joy that makes people beautiful and the pain that transforms them

Just as a joyful, satisfied and happy heart makes someone’s face beautiful, a bitter, anguished, painful and sad heart makes them ugly and disfigures them.

So I wrote in verse in one of my well-known madrigals. “The ago, who is the one who doesn’t burn for me as I do for her?” Who is that woman who doesn’t burn like I burn for her? There is no answer to this question but it can be guessed in the previous and even subsequent verses.

My eyes were created, as the stars intended, to carefully distinguish the different states of beauty. A destiny already marked from birth or at least this is what I believed and still believe.

She who does not burn in love acts against herself and makes me think that she is so cruel as to have a pale face which is reflected in a harmful way in my heart and, consequently, in my work. When I put my hand to a portrait, inevitably there was a movement of my soul contained in it, as it was logical.

By portraying someone with a happy heart and without tears streaming down their face, we both benefit. Therefore it would be good for both of us to portray her with her happy heart and her dry face: you will make yourself beautiful and you will not make me ugly.

In fact, I would have the opportunity to portray the subject of the work without tears streaming down her face and seeing her joy, my heart would be happy too. This way it would make itself beautiful without embittering my soul and the work would certainly be better.

Below I bring you the complex but wonderful madrigal in its entirety.

Se dal cor lieto divien bello il volto,
dal tristo il brutto; e se donna aspra e bella
il fa, chi fie ma’ quella
che non arda di me com’io di lei?
Po’ c’a destinguer molto
dalla mie chiara stella

da bello a bel fur fatti gli occhi mei,
contr’a sé fa costei
non men crudel che spesso
dichi: – Dal cor mie smorto il volto viene.
Che s’altri fa se stesso,
pingendo donna, in quella
che farà poi, se sconsolato il tiene?
Dunc’ambo n’arien bene
ritrarla col cor lieto e ’l viso asciutto:
sé farie bella e me non farie brutto.

For the moment, your Michelangelo Buonarroti greets you and will meet you in future posts and on social media.

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1 commento »

  1. bellissimo il madrigale, molto vera la riflessione sulla bellezza che si offusca durante il dolore, specie se è prolungato, in tal caso muta anche la fisionomia del viso che assume pieghe innaturali. Che dire delle opere se non rispettarne la bellezza in silenzio?!
    grazie per le gioie visive (ma non solo) che sempre regali e Buona domenica

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