L’Arte della Lana e i dodici apostoli
“Così abbozzata mostra la sua perfezione, ed insegna agli scultori in che maniera si cavano le figure de’ marmi, che senza venghino storpiate, per poter sempre guadagnare col giudizio, levando del marmo, ed avervi da potersi ritrarre e mutare qualcosa, come accade, se bisognassi”
Scrisse il Vasari del mio San Matteo che lasciai non finito. Della sua committenza già ve ne ho parlato qui tempo fa. E’ l’unico apostolo che iniziai a scolpire dei dodici che mi erano stati commissionati dall’Arte della Lana assieme agli Operai del Duomo di Firenze.
L’Arte della Lana era il nome di una delle più prestigiose e potenti corporazioni fiorentine. Si prendeva cura di tutte le fasi della lavorazione della lana: dalla cardatura fino alla tessitura. Nel Cinquecento vantava il maggior numero di operai rispetto alle altre corporazioni. Anche Machiavelli ne scrisse nelle sue Istorie Fiorentine: “era quella di tutte le Ati che aveva ed ha più sottoposti, la quale per essere pontentissima è la prima per autorità di tutte”. Erano tante le famiglie illustri ad essere iscritte alla corporazione fra i quali ricordo ad esempio gli Alberti, i Capponi, Acciaioli, Ridolfi e Corsini. I Corsini a dire il vero non mi andavano tanto a genio, soprattutto dopo che avevano deciso di farmi fuori solo perchè avevo studiato le anatomie di un giovane della casata oramai deceduto.
L’Arte della Lana venne sciolta poi, per un decreto emanato nel 1770 dal Granduca Pietro Leopoldo di Lorena assieme a tutte le altre corporazioni fiorentine.
Il sempre vostro Michelangelo vi saluta lasciandovi questa ceramica invetriata di Della Robbia con l’effigie dell’Arte della Lana.
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