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Quando il letterato Varchi portò in cattedra un mio sonetto

Era il 6 marzo del 1547, giorno del mio 72° compleanno, quando il letterato Benedetto Varchi tenne una lezione presso l’Accademia fiorentina dedicata al mio sonetto “Non ha l’ottimo artista alcun concetto”.

Durante quel momento a cui in tanti accademici desiderarono partecipare, il Varchi non esitò nel fare riferimento a quanto il Berni aveva espresso sul mio modo di scrivere versi riferendo che non dicevo “parole ma cose tratte non solo dal mezzo di platone ma anche da Aristotele”.

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Il Varchi, interpretando quei miei versi oggetto della lezione, era fermamente convinto che la bellezza fisica per me fosse solo un mezzo per arrivare alla visione della bellezza divina. Secondo il suo interpretare i miei scritti, solo coloro che riuscivano ad amare in questo modo potevano essere artefici dell’amore perfetto.

In una lettera che scrissi a Luca Martini l’anno seguente, nella primavera del 1547, gli chiesi di ringraziare a nome mio Benedetto Varchi per quella lezione e per i concetti che aveva espresso sul sonetto. Avevo particolarmente gradito la sua illuminata e puntuale visione.

“Il sonetto vien bene da me ma il commento viene dal cielo, et veramente è cosa mirabile”

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A seguire vi propongo l’intero sonetto in questione.

Non ha l’ottimo artista alcun concetto
c’un marmo solo in sé non circonscriva
col suo superchio, e solo a quello arriva
la man che ubbidisce all’intelletto.
     Il mal ch’io fuggo, e ’l ben ch’io mi prometto,
in te, donna leggiadra, altera e diva,
tal si nasconde; e perch’io più non viva,
contraria ho l’arte al disïato effetto.
     Amor dunque non ha, né tua beltate
o durezza o fortuna o gran disdegno
del mio mal colpa, o mio destino o sorte;
     se dentro del tuo cor morte e pietate
porti in un tempo, e che ’l mio basso ingegno
non sappia, ardendo, trarne altro che morte.

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Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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When the writer Varchi brought one of my sonnets to the classroom

It was March 6, 1547, the day of my 72nd birthday, when the scholar Benedetto Varchi held a lesson at the Florentine Academy dedicated to my sonnet “The excellent artist has no concept”.

During that moment in which many academics wished to participate, Varchi did not hesitate to refer to what Berni had expressed about my way of writing verses, reporting that I was not saying “words but things taken not only from Plato but also from Aristotle” .

Varchi, interpreting those verses of mine which were the subject of the lesson, was firmly convinced that physical beauty for me was only a means to arrive at the vision of divine beauty. According to his interpretation of my writings, only those who managed to love in this way could be the creators of perfect love.

In a letter I wrote to Luca Martini the following year, in the spring of 1547, I asked him to thank Benedetto Varchi on my behalf for that lesson and for the concepts he had expressed on the sonnet. I particularly liked the enlightened and punctual vision of him.

“The sonnet comes well from me but the commentary comes from heaven, and truly it is a wonderful thing”

Below I propose the entire sonnet in question.

Non ha l’ottimo artista alcun concetto
c’un marmo solo in sé non circonscriva
col suo superchio, e solo a quello arriva
la man che ubbidisce all’intelletto.
     Il mal ch’io fuggo, e ’l ben ch’io mi prometto,
in te, donna leggiadra, altera e diva,
tal si nasconde; e perch’io più non viva,
contraria ho l’arte al disïato effetto.
     Amor dunque non ha, né tua beltate
o durezza o fortuna o gran disdegno
del mio mal colpa, o mio destino o sorte;
     se dentro del tuo cor morte e pietate
porti in un tempo, e che ’l mio basso ingegno
non sappia, ardendo, trarne altro che morte.

For the moment, your Michelangelo Buonarroti greets you and will meet you in future posts and on social media.

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