25 settembre 1595: a Ponte Vecchio arrivano gli orafi
Ponte Vecchio è uno dei simboli della città di Firenze. Attraversato da migliaia di persone ogni anno, fu progettato da Taddeo Gaddi nel 1345. È noto e apprezzato in tutto il mondo per il suo inconfondibile aspetto con gli edifici costruiti sopra le tre arcate ma anche perché proprio lì sopra, da secoli, sono presenti le più prestigiose e antiche botteghe orafe della città.
Gli orefici su Ponte Vecchio arrivarono grazie a un provvedimento emanato il 25 settembre del 1595 che mirava a migliorare notevolmente il decoro Ponte Vecchio. Partiamo però dall’inizio: vi racconto per filo e per segno tutta questa interessante storia.
Nel 1593, il granduca Ferdinando I, figliolo di Cosimo I, con un decreto fa sloggiare tutti i commercianti che fino ad allora proponevano la sua mercanzia nei locali costruiti sopra Ponte Vecchio. Erano perlopiù macellai, qualche pesciaiolo e pochi verdurai che da quando il ponte nuovo del Gaddi era stato edificato, avevano scelto di insediarsi sopra le tre arcate del ponte.
Star lì era parecchio comodo per loro: potevano buttare gli scarti in Arno e liberarsi così da inutili ingombri. Il ponte fin da subito era diventato un luogo assai frequentato da chi andava a comprare mercanzia. Non si presentava certo come lo vediamo oggi, ben tenuto e considerato un luogo raffinato.
Provate solo a immaginare l’odore che usciva dalle botteghe dei macellai quando ancora i frigoriferi non esistevano. Se in inverno la situazione era quantomeno tollerabile, in estate, con il calore, la puzza diventava irrespirabile per qualsiasi cristiano.
I beccai con le loro carni macellate si muovevano fra nugoli di mosche affamate cercando di scacciarle alla meno peggio. Insomma, non era certo un bel biglietto da visita per una Firenze che poco a poco stava acquisendo sempre più potere e prestigio.
Così Ferdinando I, volendo trasformare Ponte Vecchio in un passaggio molto più elitario, il 25 settembre 1595 decise che da lì i beccai e gli altri bottegai avrebbero dovuto andarsene per lasciar posto alle botteghe orafe.
Dopo la conquista di Siena e la nascita del Granducato, Firenze fu sottoposta a importanti modifiche dal punto di vista urbanistico. Nacquero gli Uffizi, Palazzo Vecchio fu ingrandito e Palazzo Pitti divenne la dimora del granduca. Al mio caro amico Giorgio Vasari fu commissionata la realizzazione del Corridoio che univa e unisce tutt’oggi Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti.
Ferdinando I de’ Medici non poteva certo tollerare che gli ambienti del corridoio si riempissero dei miasmi delle botteghe dei beccai. Non solo. Ponte Vecchio era diventato un punto centrale di passaggio e il Granduca voleva trarne maggior profitto. Era dunque meglio affittare gli spazi a disposizione a chi avrebbe potuto permettersi di pagare una pigione nettamente più alta: cosa che gli orafi e gli argentieri potevano fare benissimo visto i lauti incassi derivati dal commercio dei preziosi.
La decisione messa nero su bianco il 25 di settembre di quel 1595 sarebbe divenuta effettiva entro il 1 maggio dell’anno successivo per dare modo a tutti i bottegai di cambiare zona in tempo utile.
A distanza di tanti secoli, ancora oggi le botteghe orafe e i gioiellieri espongono i loro gioielli in quelle vetrine e teche in legno che si affacciano su Ponte Vecchio.
Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.
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