13 ottobre 1822: muore il grande Canova
Era proprio un 13 di ottobre come oggi quando a Venezia, nel 1822, Antonio Canova passò a miglior vita. Morì alle sette e quarantatré del mattino in casa del suo caro amico Francesconi mentre lo assisteva il su fratello Giovanni Battista Sartori che poi eredità tutti i suoi beni.
Voglio rendergli omaggio ricordandolo nel giorno della sua scomparsa, raccontandovi le opere sue che amo di più.
Canova nacque a Possagno, cittadina vicina a Treviso, il 1 novembre del 1757. Il su’ babbo morì quando ancora era un bimbetto e quando la mamma si risposò, Antonio fu affidato al nonno paterno Pasino. Pasino era un bravo scalpellino e capomastro e cominciò a insegnargli i primi rudimenti del mestiere.
Il nonno s’accorse che quel ragazzino era assai talentuoso e lo mandò a Venezia a studiare sul posto da abili scultori mentre frequentava la Pubblica Accademia del Nudo fino a quando, nel 1779, si trasferì a Roma. Lì rimase per il resto dei suoi giorni. La Città Eterna divenne il suo punto di riferimento fermo anche se poi nel corso della vita viaggiò spesso all’estero per soggiorni più o meno lunghi.
Canova lavorò per gli Asburgo e per i Borbone, per la corte pontificia e per Napoleone ma anche per i signoroni romani, russi e veneti. Sono tante le opere sue oggi sparpagliate in collezioni private e nei più prestigiosi musei del mondo. Pensate alle meravigliose Tre Grazie, Amore e Psiche, Teseo sul Minotauro, Ebe, la superba Paolina Borghese o la sensuale Venere Italica.
“Quando ci poniamo ad istudiare li grandi esemplari greci, parmi, ei dicea, che per attenerci bene al modo con che dessi hanno favellato, cioè alla loro esecuzione, importi esaminare le loro massime, e andare indagando i fini che si sono proposti, i mezzi con cui arrivarono a quei fini, e con quali principj si diressero nell’imitazione, per esser poi, come furono, così scelti, e nel tempo così veri.” Pensieri di Antonio Canova sulle Belle Arti raccolti da Melchior Missirini
Marte e Venere
Raccontarvi tutte le opere di Canova in un solo post non è solo un’impresa ardua ma addirittura impossibile. Fra tutte quelle che ha lasciato in eredità ai posteri ce n’è una che mi sta particolarmente a cuore ed è il gruppo di Marte e Venere. Fu commissionata dal principe reggente d’Inghilterra Giorgio IV nel 1815 che sborsò il doppio del prezzo richiesto dall’artista per avere un’opera esclusiva e con un soggetto originale, mai visto prima.

Nelle lettere che Canova si scambiava con il suo amico Quatremère de Quincy si legge che già alla fine di ottobre del 1816, stesse già lavorando al modello in creta dell’opera “grande come il vero o qualche cosa di più”. Dal modello in argilla furono creati due gessi mentre la scultura in marmo fu terminata nel 1822. Per ammirare questa opera oggi dovete andare a Bukingam Palace a Londra.
Monumento funebre di papa Clemente XIII
Amo anche i due leoni che Canova scolpì nel travertino, accovacciati davanti alla tomba ideata per papa Clemente XIII.
Un’opera degna della Basilica di San Pietro in Vaticano.
Si narra che il giorno dell’inaugurazione di questo monumento funebre, l’artista si aggirasse in mezzo alla gente travestito da prete per ascoltare i commenti di chi per la prima volta vedeva questo suo capolavoro.

Amore e Psiche Stanti
Canova diede forma a due versioni di Amore e Psiche stanti con la raffigurazione della storia narrata da Apuleio. Canova aveva una trentina d’anni quando gli vennero commissionate da John Campbell, un colonnello scozzese.
La prima versione fu venduta a Gioacchino Murat che la portò nel castello di Compiégne e oggi si trova al Louvre. La seconda versione invece fu data alla moglie di Napoleone dal committente. Fu successivamente acquistata da Alessandro I di Russia e portata all’Hermitage Museum di Sanpietroburgo.
Per il momento il sempre vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta.

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