Un Pietro da Cortona da salvare a Seravezza
Spiegatemi come sia possibile che un’opera di Pietro da Cortona possa essere dimenticata e lasciata in uno stato di totale abbandono. Io il perché non l’ho ancora capito e ancora me lo domando giorno e notte.
Pare incredibile eh? Eppure le sue Tre Marie al Sepolcro, opera nota anche come le Pie donne al Sepolcro, si stanno consumando a vista d’occhio all’interno della Chiesa consacrata alla Santissima Annunziata di Seravezza, in provincia di Lucca.
Pietro da Cortona ha lasciato ai posteri un gran numero di opere. Fra le più belle vale la pena menzionare il Trionfo della Divina Provvidenza a Palazzo Barberini (Roma) e le sue volte affrescate nella Galleria Palatina a Firenze come quella della Sala di Giove e quella della Sala di Venere.
Altri suoi dipinti importanti si trovano un po’ in tutto il mondo: dal Prado di Madrid al National Gallery di Londra, dal Kimbell Art Museum di Forth Worth al Louvre di Parigi passando per l’Ermitage di San Pietroburgo. Le sue opere in Italia non si contano e sono dislocate nei più prestigiosi musei: Galleria Borghese, Palazzo Barberini, Palazzo dei Conservatori ma anche presso i Palazzi Vaticani e precisamente negli appartamenti del Borgia.
Insomma, Pietro da Cortona non è proprio l’ultimo arrivato e sapeva il fatto suo.

Come è arrivata quest’opera a Seravezza?
Le Tre Marie al Sepolcro di Pietro da Cortona vennero donate dal Granduca di Toscana Leopoldo II di Asburgo Lorena nel 1833. Era il figliolo del granduca Ferdinando III e della principessa Maria Luisa di Borbone, figliola a sua volta del re Ferdinando IV delle due Sicilie.
Non disdegnava di soggiornare spesso a Palazzo Medici di Seravezza soprattutto nel periodo estivo e volle far dono alla città di questo dipinto, fino ad allora appartenente alle RR.Gallerie di Firenze.
‘Avvi oggi affisso a una parte un bel quadro di Pietro da Cortona, regalato dal Granduca ai Confratelli’
L’opera è catalogata: https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0900215017

Ogni volta che piove ci son pozzanghere d’acqua sul pavimento della chiesa e le travature in legno se le stanno divorando i tarli neanche tanto lentamente. La prima volta che vidi le Tre Marie di Pietro da Cortona lì dentro mi sentii male. Oramai i colori sono talmente scuri da rendere l’opera a tratti quasi illeggibile. Il tasso di umidità è elevatissimo e la cura che viene messa nella conservazione di quell’opera lì è nulla.
Seppur su qualche opuscolo stampato a scopo turistico della zona l’opera viene nominata, chi vuol vederla con i propri occhi si troverà dinnanzi a una porta chiusa. Eh sì, perché la Chiesa in questione è permanentemente chiusa e viene aperta solo in rare occasioni.
Certo si può richiedere la chiave alla Misericordia attigua o al custode ma chi arriva da chissà dove mica le sa queste cose qui e se ne torna a casa con la coda fra le gambe senza aver potuto vedere il quadro. Mi pare che nemmeno sia necessario sottolineare che un’opera del genere di un grande autore non si più trattare in questo modo.
E poi per quanto? Chiusa in quel posto lì la sua fine è prossima. Dopo aver tenuto duro per secoli è destinata a far una brutta fine in mezzo a umido e tarli voraci.
A mio avviso le soluzioni possibili sono solamente due: o la musealizzazione all’interno di un luogo più consono per un’opera simile oppure il recupero di tutta la Chiesa. In entrambi i casi le Tre Marie hanno bisogno di un bel restauro perché come sono adesso rischiano di perdersi per sempre senza lasciare traccia di sé.
Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti in cerca di un miracolo che salvi dal degrado le Tre Marie al Sepolcro di Pietro da Cortona.

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