La mia opera trasformata in bombarda
Le megalomanie di Giulio II erano note a tutti anche quando ancora era in vita. Però è grazie a lui se oggi si possono ammirare opere grandiose come la volta della Cappella Sistina o le Stanze di Raffaello. Ah, come mi piace la Stanza delle Signature che dipinse quel talentuoso giovanotto. Nonostante abbia copiato da me parecchio e abbia avuto una vita totalmente diversa dalla mia, non posso non ammettere che ha fatto un buon lavoro nel corso della sua breve esistenza.
Tralascio subito le divagazioni sul tema e vado al nocciolo della questione altrimenti mi perdo in discorsi e alla fine neanche mi ricordo più cosa vi volevo scrivere.
Mi ricordo che Giulio II per l’ennesima volta mi chiese di mettere da parte il lavoro della sua sepoltura per dedicarmi a realizzare una colossale fusione in bronzo. Questa opera avrebbe dovuto essere somigliante alle sembianze del pontefice e alla fine sarebbe stata collocata sopra il portale di San Petronio, a Bologna.
In questa occasione mi feci aiutare da tre assistenti molto validi: Pietro Urbano, Ludovico del Buono e Lapo D’Antonio
Si stava tutti insieme in una piccola casetta in quel di Bologna e lo spazio era così poco che si dormiva in un solo letto.
Alla fine riuscimmo a fondere un colosso di cinque tonnellate alto quasi cinque metri. La scultura raffigurava il papa in atto di benedire la città da poco conquistata ma la feci così minacciosa che sembrava scacciasse proprio i Bentivoglio da Bologna. In fondo ho ritratto Giulio II in maniera reale. Che espressione avrei dovuto fargli se aveva sempre un’aria di sfida e di minaccia?
La scultura però non ebbe lunga vita. Infatti solo qualche mese dopo, i Bentivoglio ripresero la città e la statua fu tolta dalla sua collocazione e i vari pezzi vennero fusi per ordine del Duca di Ferrara. Sapete che ne fecero di quel bronzo? Lo adoperarono per costruire una colubrina: un tipo di cannone. Tutti i cittadini ribattezzarono il cannone “la Giuliana” per prendere in giro il Papa.
La testa fu quella che si salvò e fu conservata all’interno del guardaroba reale fino perlomeno a quando visse il Vasari. Poi scomparve e adesso appartiene alla lunga lista delle opere perdute.
Questa è la Basilica di San Petronio, a Bologna. Sulla facciata sono ancora presenti i perni sui quali era fissata la base della fusione in bronzo.
Il vostro Michelangelo Buonarroti, con stima