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Mi parrebbe che voi non dovreste tardare

“A me parrebbe che voi non dovessi tardare a venire fin qua” scrisse Daniele da Volterra a Lionardo.

Era il 14 febbraio del 1564, giorno di San Valentino, quando il mio amico, collaboratore e discepolo Daniele prese carta e penna per scrivere una missiva al mi nipote Lionardo, erede universale dei miei beni.

Oramai era quasi giunta l’ora del trapasso, i miei assistenti e amici non sapevano quando ma, oramai si intuiva che la mia fine sarebbe stata sempre più prossima, di ora in ora.

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Mi dava noia di continuo lo stomaco, ero debole e la vita poco a poco stava abbandonando il corpo. Lo sentivo e Daniele mi chiese se avrei voluto rivedere il mi nipote. Acconsentii col capo e poi con quel filo di fiato che mi si strozzava in gola.

Avrei rivisto volentieri quel ragazzo che s’era fatto uomo per potergli stringere le mani un’ultima volta. Però non andò così: lui partì da Firenze subito ma quando morii ancora non aveva avuto la buona sorte di giungere al capezzale.

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A seguire vi propongo la trascrizione integrale della lettera in questione scritta da Daniele da Volterra al mi nipote.

Messer Lionardo honorandissimo, salute. Non havendo mai hauto occasione di scrivervi, mi son stato co[r]to come vedete, ma non è già per questo che sempre non vi habbia portato amore et affetione che debitamente si conviene, havendo io riceuto tanto favore e tanti beneficii da messer Michelagniolo e da voi. Hora, trovandosi messer Michelagniolo dell’età che sapete, ancora che e’ sia della buona complessione che è, nondimeno, qualche volta anch’egli à qualche perturbatione o di stomaco o d’altro, come suole accadere quasi a ttutti gli huomini viventi in questo mondo.

Iieri, essendoli venuto un poco di affanno con molto sonno, Antonio mi mandò a chiamare, e così, essendo là e rag[i]onando come si suole, Antonio disse che harebbe molto caro che egli havesse mandato per voi.

Io lo domandai se e’ voleva che io vi scrivessi che voi venisse fin qua, dicendoli che voi mi havevi scritto haverne gran desiderio, e per vederlo [e per] stare parechi dì di questa quaresima a Roma per vostra divotione. Lui [mi] rispose sempre dicendo “Io te ne prego”, e fecigl[i]elo dire ben tre o quat[ro] volte.

Sì che a me parrebbe che voi non dovessi tardare a venire fin qua; e quando sarete qui potrete disporre dell’avenire quel che parrà meglio a lui e a voi. E, non occorrendo altro, prego Dio che vi dia buon viaggio. Sollecitate quanto potete.Di Roma, alli 14 di febraro 1564.Vostro Daniele Ricciarelli.Mic[h]elagniolo Buonar[o]ti.Al magnifico messer Lionardo Buonarroti mio da fratello carissimo.In Fiorenza.

Per il momento il sempre vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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