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I dipinti realizzati in occasione del mio funerale

A distanza di cinque mesi dalla mia dipartita dal vostro mondo, a Firenze celebrarono le mie esequie. Era il 14 luglio del 1564 e a Firenze faceva un caldo tremendo.

Le strade erano affollatissime e c’era anche chi con quell’afa asfissiante cadde a terra come una pera cotta, perdendo i sensi. La fastosa cerimonia ebbe luogo nella Basilica di San Lorenzo per volere di Cosimo I de’ Medici. D’altro canto era quella la chiesa che famiglia Medici aveva eletto come propria da lungi, che finanziava e che accoglieva le spoglie degli avi del duca.

A quell’evento più unico che raro non poteva mancare il coro diretto dal priore di San Lorenzo che cantava accompagnato dal grande organo. Il catafalco era stato collocato all’incrocio dei bracci della navata e decorato con un gran numero di dipinti e sculture.

Ma cosa rappresentavano quei dipinti e che fine fecero?

Bozzetto per il mio apparato funebre realizzato probabilmente da Stefano Pieri che mi ritrae a colloquio con il duca Cosimo I, 1564, Budapest, Szépmu˝vészeti Múzeum
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Ebbene, mentre Benedetto Varchi snocciolava una ad una le pagine che aveva scritto in occasione delle mie esequie, i partecipanti alla messa potevano guardare quei grandi apparati decorativi effimeri intervallati da drappi neri, segno di lutto.

I dipinti riproducevano scene della vita mia: momenti salienti dell’esistenza, incontri fondamentali e altri un po’ romanzati a beneficio probabilmente di un committente che non amavo così tanto.

Questa precisazione ci tengo a farla perché in un dipinto apparivo io a colloquio con il duca Cosimo I: un individuo che non amavo in modo particolare e che forse nemmeno volli avere l’occasione di incontrare. Propendo a pensare che il soggetto di quel quadrone lo avesse richiesto espressamente proprio lui, Cosimo I, per mostrare a tutti un legame che di fatto non avemmo mai.

Il dipinto con il mio catafalco funebre e l esequie in San Lorenzo realizzato da Agostino Ciampelli nel 1617 che si trova nel soffitto di Casa Buonarroti, a Firenze
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Per avere un’idea precisa di cosa fosse stato dipinto sugli altri quadroni monocromi, ci si può rifare a un testo scritto da un anonimo fiorentino che ebbe modo di partecipare a quella cerimonia.

Il tale riporta per esempio che c’era un dipinto in cu si vedeva il Magnifico che mi accoglieva nel suo giardino seguito da un altro in cui iniziai le fortificazioni di San Miniato. Un quadrone era dedicato poi al momento in cui presentai i progetti della libreria, della Sagrestia di San Lorenzo e della facciata della basilica a papa Clemente VII de’ Medici.

Il grandioso apparato funebre tanto era piaciuto ai fiorentini e ai forestieri arrivati in città per rendermi omaggio che fu lasciato lì dov’era per un mesetto e poi smontato.

Le sue parti purtroppo furono disperse e chissà se un giorno o l’altro possa risaltare fuori da qualche parte uno di quei dipinti realizzati a mia memoria.

Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti e i suoi racconti

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The paintings made for my funeral

Five months after my departure from your world, my funeral was celebrated in Florence. It was July 14, 1564 and it was terribly hot in Florence.

The streets were very crowded and there were also those who fell to the ground like a cooked pear with that asphyxiating heat, losing their senses. The sumptuous ceremony took place in the Basilica of San Lorenzo at the behest of Cosimo I de’ Medici. On the other hand, that was precisely the church that the Medici family had elected as its own, which financed and which housed the remains of the duke’s ancestors.

At that more unique than rare event, the choir directed by the prior of San Lorenzo could not be missing, singing accompanied by the great organ. The catafalque had been placed at the intersection of the arms of the nave and decorated with a large number of paintings and sculptures.

But what did those paintings represent and what happened to them?

Well, while Benedetto Varchi rattled off the pages that he had written one by one on the occasion of my funeral, the participants in the mass could look at those large ephemeral decorative apparatuses interspersed with black drapes, a sign of mourning.

The paintings reproduced scenes from my life: salient moments of existence, fundamental encounters and others a little fictionalized probably for the benefit of a client I didn’t love so much.

I want to make this clarification because in a painting I appeared in conversation with Duke Cosimo I: an individual I didn’t particularly love and who perhaps I didn’t even want to have the opportunity to meet. I am inclined to think that the subject of that big picture had expressly requested it himself, Cosimo I, to show everyone a bond that in fact we never had.

To get a precise idea of what had been painted on the other monochrome big pictures, we can refer to a text written by an anonymous Florentine who had the opportunity to participate in that ceremony.

This one reports, for example, that there was a painting in which the Magnificent was seen welcoming me in his garden followed by another in which I began the fortifications of San Miniato. A big picture was dedicated to the moment in which I presented the projects for the library, the Sacristy of San Lorenzo and the facade of the basilica to Pope Clement VII de’ Medici.

Florentines and foreigners who arrived in the city to pay homage to me liked the grandiose funeral apparatus so much that it was left where it was for a month or so and then dismantled. Unfortunately, its parts were dispersed and who knows if one day one of those paintings made in my memory will emerge from somewhere.

Your always Michelangelo Buonarroti and his stories

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