Io v’ò più charo vivo e povero che morto
“Io v’ò più charo vivo e povero che morto“, così scrissi in una lettera indirizzata al mi babbo a metà del settembre del 1509.
In questa missiva di fatto invitavo il mi babbo Lodovico a non farsi troppi scrupoli e a utilizzare tutto il denaro che gli spedivo da Roma. So bene che non navigava nell’oro e mi era chiaro non fosse un uomo capace di gestire come si deve le risorse finanziarie.
Ci tenevo però a lui e ai miei fratelli e volevo non s’avesse a crucciare troppo per i problemi economici e che usasse senza troppo rimuginarci sopra le palanche che gli facevo avere spesso e volentieri.
in quel momento non potevo spostarmi da Roma. Ero impegnato ad affrescare la volta della Cappella Sistina e lo sarei stato ancora per un po’.
Roma, 15 settembre del 1509
Karissimo padre, i’ ò dato qua a Giovanni Balducci duchati trecento cinquanta d’oro larghi, e’ quali facci pagare chostà a voi. Però, visto la presente, andate a Bonifatio Fatii, e llui ve gli pag[h]erà, cioè vi darà duchati trecento cinquanta d’oro larghi. Poi che gli avete ricievuti, portategli allo spedalingo e fategli achonciare chome voi sapete che gli à achoncio l’altri per me.
Restavi cierti ducati spicciolati, e’ quali vi scrissi che voi ve gli togliessi. Se non gli avete presi, pigliategli a posta vostra; e sse avete bisognio di più, pigliate ciò che voi avete di bisognio, che tanto quanto avete di bisognio, tanto vi dono, se bene gli spendessi tucti; e sse bisognia che io scriva allo spedalingo niente, avisate.
Intendo per l’ultima vostra chome la cosa va. N’ò passione assai; non ve ne posso aiutare altrimenti, ma per questo non vi sbigoctite, e non ve ne date un’oncia di maninchonia, perché se ssi perde la roba, non si perde la vita. Io ne farò tanta per voi, che sarà più che quella che voi perderete ma richordovi ben che voi no’ ne facciate stima, perché è cosa fallacie. Pure fate la diligentia vostra e rringratiate Iddio che, poi che questa tribulatione aveva a venire, che la sia venuta in un tempo in che voi ve ne potete aiutare meglio che non aresti facto pel passato.
Actendete a vivere, e più presto lasciate andare la roba che patire disagi, ché io v’ò più charo vivo e povero, che, morto voi, io non arei tucto l’oro del mondo; e sse choteste cichale costà o altri vi riprende, lasciategli dire, che e’ sono uomini schonoscienti e senza amore.
A dì quindici di sectembre.Vostro Michelagniolo scultore in Roma. Quando voi portate i danari allo spedalingo, menate chon voi Buonarroto, e né voi né llui no’ ne parlate a uomo del mondo, per buon rispecto; cioè né voi né Buonarroto non parlate che io mandi danari, né di questi né d’altri. A llodovicho di Buonarrota Simoni in Firenze.
Per il momento il vostri Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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