La Gipsoteca Bartolini
La Gipsoteca Bartolini, dopo il corridoio dei Prigioni e la Tribuna del David, è il luogo che preferisco della Galleria dell’Accademia. Sembra di entrare nello studio di uno scultore dell’Ottocento e di certo è un effetto fortemente voluto da chi ha messo a punto la collocazione dei vari gessi.

L’odierna Galleria dell’Accademia un tempo era l’ospedale di San Matteo. Nel 1784, per volere del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Lorena, il complesso fu convertito in un ambiente di studio fondando di fatto uno dei musei più visitati al mondo.

Quella che era un tempo la corsia delle donne, oggi ospita la Gipsoteca Bartolini. Basta salire i pochi gradini che la sopra elevano dal piano terra per trovarsi davanti a busti, opere monumentali e bellissime fanciulle in gesso ideate dal Bartolini ma anche da altri artisti dell’epoca come il Pampaloni.

Il Bartolini fu assai ricercato dalle famiglie aristocratiche ottocentesche che s’erano trasferite stabilmente a Firenze. Gli commissionarono busti, monumenti commemorativi e ritratti. Apprezzavano la sua grazia e il saper dare personalità a ogni volto.

Fra i busti riprodotti ci sono i personaggi che frequentavano lo studio dell’artista: da Liszt a Rossini, Madame de Stael e Lord Byron. Si rivolsero a lui i marchesi di Bristol e di Londonderry, i Gur’ev, i Demidov, i Duchi d’Alba, i Poniatowski, gli Eynard ma anche tante altre famiglie nobiliari russe, spagnole polacche e inglesi.

Vi siete mai chiesti a cosa servono i chiodi che si vedono sui gessi? Non sono altro che dei punti di riferimento fondamentali per riprodurre nel marmo la stessa opera, con le medesime proporzioni. Sebbene sia passato qualche secolo, è una tecnica particolarmente valida tanto che viene adoperata tutt’oggi.

Tante sono le opere interessanti in questa ala della Galleria dell’Accademia. C’è ad esempio la Tavola degli Amori che fu commissionata al Bartolini dal principe Anatolij Demidov per la sua villa di San Donato a Firenze. La scultura in marmo rimase lì fino al 1870 poi fu battuta all’asta a Parigi e finì nelle mani del conte Joseph Florimond Loubat che la regalò al Metropolitan Museum of Art di New York nel 1903.

La Carità Educatrice fu realizzata dal Bartolini fra il 1842 e il 1850 e oggi l’opera scultorea si trova al Rijksmuseum. Su rotolo che il bambino tiene in mano si legge: “Non fare ad altri quello che non vuoi sia fatto a te”.

Se avete l’occasione di visitare la Galleria dell’Accademia di Firenze, lasciatevi affascinare dalla Gipsoteca Bartolini e dai suoi gessi così espressivi e intensi.

Se volete approfondire la vostra conoscenza su questo scultore, vi consiglio il libro Lorenzo Bartolini: lo scultore del bello naturale che trovate QUA, edito dalla Giunti.

Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti con i suoi racconti dai luoghi più belli del nostro Paese.


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