Gli uomini valgono più dei danari
Il mi fratello Bonarroto stava male parecchio. In quel frangente ero a Roma e non potevo spostarmi di lì. Papa Giulio II se n’era andato a Bologna senza pagarmi quanto pattuito per poter portare avanti gli affreschi della volta della Sistina.
Sapete, per acquistare i colori dovevo anticipare ai fornitori le palanche di tasca mia e quindi senza danari nemmeno avevo modo di proseguire le pitture. Nell’agosto del 1510 le casse papali erano al verde o quasi: la campagna miliare che il pontefice stava conducendo contro i francesi stava prosciugando le finanze.
Oramai avevo dipinto metà della volta: il papa doveva pagarmi quanto fatto e darmi un anticipo per la seconda parte come s’era prima pattuito. Invece era partito senza dire a nessuno di saldare il debito con me.
Scrissi una lettera al mi babbo nella quale gli facevo presente la situazione. Il brutto era che il mi fratello Bonarroto stava male parecchio e non potevo partire alla volta di Firenze. Temevo che lasciando l’impresa a metà il papa poi non mi avrebbe più dato quanto dovuto.
Denari, maledetti ma necessari denari. Se mio fratello fosse peggiorato sarei partito subito mandando tutto al diavolo: gli uomini valgono più dell’oro.
Roma 7 settembre del 1510
Padre carissimo, i’ ò per l’ultima vostra avuto grandissima passione, intendendo chome Buonarroto sta male. Però, subito visto la presente, andate allo spedalingo e fatevi dare cinquanta o ciento ducati, bixogniandovi, e fate che e’ sia provisto bene di tucte le chose necessarie e che e’ non manchi per danari.
Avisovi chome io resto avere qua dal Papa duchati cinque cento guadagniati, e altrectanta me ne dovea dare per fare el ponte e sseguitare l’altra parte dell’opera mia; e llui s’è partito di qua e non m’à lasciato ordine nessuno. Io gli ò scricto una lectera; non so quello si seguiterà. Io sarei venuto, subito ch’io ebbi la vostra ultima, insino chostà, ma se partissi senza licenza, dubito el Papa non si crucciassi e che io non perdessi quello che ò avere.
Nondimancho, se Buonarroto stessi pur male, avisate subito, perché, se vi pare, monterò in sulle poste e sarò chostà in dua dì; perché gl’uomini vagliono più che e’ danari. Avisate subito, perché sto chon gran passione. A dì 7 di sectembre. Vostro Michelagniolo schultore in Roma.A llodovicho di Buonarrota Simoni in Firenze.
Poco dopo aver scritto questa lettera partii alla volta di Bologna per cercare il papa e chiedergli quanto mi doveva. Giulio II sapeva bene che non avrei mollato il colpo fino a quando non mi avesse pagato tutto ciò che mi doveva.
Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti e i suoi racconti


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