Quasi morto in nome del lavoro mio
Avevo investito tutto me stesso nella progettazione della Sagrestia Nuova della Basilica di San Lorenzo. La mia salute era più che mai ridotta ai minimi termini. Sfinito dal lavoro e dalle preoccupazioni, spesso mi dimenticavo pure di mangiare il tanto che bastava per farmi stare in piedi. Mi svegliavo con la febbre e me ne andavo a dormire tardi che la fronte mi scottava.
Papa Leone X mi chiese di rallentare il ritmo di lavoro: temeva potesi morire da un momento all’altro. Forse nemmeno gl’importava se avessi tirato le cuoia: lo spaventava più il fatto che potessi lasciare l’opera a metà.
Divorato dal sacro fuoco dell’arte ero ridotto male, molto male. Giovanni Mini scrisse una lettera a Bartolomeo Valori per raccontargli in quali condizioni precarie di salute fossi: “e perchè dito Michelagniolo mi parse molto istenuato e diminuito de la charne, l’altro dì chol chontinovi cho lui, e infine faciemo un chonpunto che Michelagniolo viverà Pocho, se non si rimedia; e questo è che lavora assai, mangia pocho e chativo e dorme mancho, e da u’ mese in qua è forte inpedito in ciesa e di dolore di testa e chapogiri”.
Il sempre vostro michelangelo Buonarroti


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