Il restauro della Cappella Paolina
Gli affreschi miei che si trovano all’interno della Cappella Paolina sono stati sottoposti a un attento intervento di restauro durato sette anni per un costo complessivo di poco più di 3 milioni di euro.
Quando vennero inaugurato gli affreschi di questa cappella destinata all’esposizione del Santissimo Sacramento non furono poche le critiche. Come in ogni cosa per esser criticati basta fare, esporsi e esprimere concetti. Additavano all’aspetto di Paolo che dipinsi troppo vecchio a detta delle lingue lunghe, per le nudità anche se erano molto poche e per i chiodi che non c’erano sulle mani né sui piedi di Pietro.
Quanto avrebbe voluto toglierli il direttore dei restauri Maurizio De Luca: “Quei chiodi sono come tre scarafaggi. Sono dell’idea che quando una cosa è brutta, bisogna toglierla”. Alla fine si è astenuto dal farlo e anche quei chiodi, alla stregua di alcune braghe dipinte sul Giudizio Universale, sono stati mantenuti come documento storico.
Per chi avesse sperato che l’accesso alla Cappella fosse consentito al pubblico dopo il restauro dovrà amaramente ricredersi. Il Reggente della Prefettura Pontificia Paolo de Niccolò, ha precisato che in nessun caso la Cappella Paolina entrerà a far parte del circuito museale vaticano. Quindi gli affreschi miei li potrete vedere solo in foto o in qualche video ufficiale. Niente di più.
Durante i restauri sono stati trovati alcuni interessanti pentimenti che fino al momento nessuno aveva notato. Uno dei più significativi è quello del collo di San Pietro. In origine non l’avevo pensato come lo vedete voi ma a un certo punto decisi di voltargli la testa per guardare dritti in faccia gli spettatori.
E’ finalmente ricomparsa anche la città di Damasco sul sfondo della Conversione di Saulo. Un intervento eseguito nel 1934 l’aveva completamente trasformata rendendola irriconoscibile. Pare poi che avessi firmato quest’opera includendomi con un ritratto assai minuzioso Non solo indosso lo stesso turbante con il quale mi ritrasse il Bugiardini ma, a differenza delle altre figure in secondo piano, questo mio volto è eseguito in maniera minuziosa al punto che peli della barba pare si possano contare uno a uno.
Insomma, ogni grande restauro non solo restituisce dignità alle opere, ma spesso riesce a svelare dettagli inediti che altrimenti resterebbero sconosciuti.
Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti, che non perde occasione per ringraziare i restauratori e il loro prezioso lavoro.
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