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Il David: particolari non troppo noti della sua storia

Oggi quasi tutti conoscono il mio David. Ogni anno ai suoi pedi sfilano migliaia di visitatori provenienti da ogni angolo del mondo. E’ un bella soddisfazione guardare i volti di coloro che ne ammirano le fattezze. Stupore, entusiasmo, incredulità e purtroppo, a volte noto anche un po’ di indifferenza. C’è chi lo guarda tanto per raccontare agli amici d’averlo visto dal vero o semplicemente per scattarsi foto accanto al gigante e poi postarle in rete.

Il David mi venne commissionato dall’Opera del Duomo che avrebbe voluto posizionarlo sopra uno dei contrafforti della zona absidale di Santa Maria del Fiore, il Duomo della città.

Ero da poco rientrato da Roma dove oramai ero diventato una sorta di celebrità. Iniziai a scalfire la superficie di quel marmo di qualità discutibile al riparo di sguardi indiscreti. E già, per preservare la mia opera in fase di realizzazione da artisti pronti a copiare qualsiasi cosa facessi ma anche da critiche o elogi non desiderati, m’ero barricato dietro un recinto di legno che mi feci da solo. Lavoravo a pieno ritmo nel cortile dell’Opera del duomo e poco a poco quel blocco assumeva sembianze umane.

Quel marmo era da tempo in terra fiorentina e pare arrivasse dalle cave carrarine di Fantiscritti o perlomeno era quello che si vociferava senza alcun dato certo alla mano. Agostino di Duccio prima e Antonio Rossellino poi, s’erano già confrontati con quel blocco ma non avevano concluso gran ché. Era un blocco fragile, pieno di difetti e per di più me l’avevano anche mezzo assassinato. L’apertura fra le due gambe era già stata eseguita in malo modo ma mancava tutto il resto.

Non vi dico il putiferio che fecero illustri fiorentino per la scelta della sua collocazione: discussioni su discussioni, litigate a non finire e chi più ne ha più ne metta. L’ubicazione scelta dall’Opera del Duomo che aveva commissionato il David passò subito in secondo piano. C’era chi lo voleva sotto la Loggia dei Lanzi per proteggerlo dagli agenti atmosferici ma al contempo per renderlo meno visibile ( come d’altro canto voleva quell’invidioso di Leonardo) e chi invece lo avrebbe messo ben in evidenza dinnanzi a Palazzo Vecchio. Alla fine fu la seconda fazione a vincere e non nego che quella posizione lì piaceva anche a me. Ma come si fa a nascondere un’opera del genere? Sotto la Loggia sicuramente sarebbe rimassta al riparo dalle intemperie ma che senso avrebbe avuto la sua imponenza rinchiusa?

Tra il 14 e il 18 maggio del 1504 il David lasciò il cortile dell’Opera del Duomo e fu trasportato in Piazza della Signoria. Il David non rappresentava solo l’eroe biblico ma era soprattutto il simbolo della Firenze repubblicana. La tensione che c’era in quel periodo in città era così densa che si poteva tagliare a fette. Non furono pochi gli incidenti che vennero appositamente provocati durante il trasporto del gigante. Il 14 maggio fu preso a sassate e tutt’oggi sulla schiena sono presenti delle scalfiture che hanno una direzione dal basso verso l’alto riconducibili a quell’episodio a dir poco increscioso.

“14 Maggio MDIV, così gli Spogli dello Strozzi d’un libro di Memorie e ricordi, si trasse dell’Opera il Gigante di marmo, uscì fuori alle 24 ore, e ruppono il muro sopra la porta tanto che ne potesse uscire, e in questa notte fu gittato certi sassi al Gigante per far male; bisognò fare la guardia la notte, e andava molto adagio e così ritto legato che ispenzolava che non toccava co’ piedi, con fortissimi legni e con grande ingegno, e penò quattro dì a giungere in piazza: giunse a dì 18 in su la Piazza a hore 12, havea più di 40 huomini a farlo andare, haveva sotto quattro legni uniti, e quali si mutavano di mano in mano, e penossi sino a dì 8 Giugno 1504 a posarlo in su la ringherba, dov’era la Giudit, la quale s’hebbe a levare”.

Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti

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