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Volto Santo a Lucca: gli occhi realizzati con vetri di epoca romana rifusi

E’ giunto al termine il complesso e lungo restauro che ha visto protagonista il celeberrimo Volto Santo a Lucca. Si tratta di uno dei crocifissi lignei più antichi che esistano al mondo, realizzato attorno all’860 d.C.

La datazione è stata eseguita mediante due metodologie. La prima, fatta con il carbonio 14, dava un range ancora ampio mentre la seconda è stata fatta studiando gli anelli che l’opera ha ai polsi, realizzati non più tardi dell’860 d.C.

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Le indagini diagnostiche effettuare prima del restauro, hanno consentito di far luce sulla tecnica costruttiva e sui materiali con i quali è stata realizzata l’opera e la Croce. I fedeli rimarranno stupiti quando a partire dal 13 settembre, potranno rivedere le cromie dell’opera completamente diverse da come erano ormai abituati a conoscerle.

Il Volto Santo aveva subito infatti nel corso dei secoli numerose ridipinture che avevano alterato le cromie originali. Dopo il restauro sono tornate alla luce quelle tonalità di colore più vicine a quelle antiche che l’opera ebbe alle sue origini.

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Il restauro è stato reso necessario per lo stato importante di degrado in cui versava l’opera, con distacchi di colore e problemi strutturali. Le indagini diagnostiche sono state condotte sull’opera dal 2022 al 2023 mentre il restauro è stato fatto tra il 2023 al 2025.

Prima di procedere con il restauro, si è provveduto a eseguire la separazione del Cristo dalla Croce per consentire di operare sulle parti interne dell’opera e la rimozione dello strato superficiale a cera pigmentata e della sottostante ridipintura, nera sulla veste e color mattone sugli incarnati, che ricoprivano il Volto Santo e la croce.

La policromia del Volto Santo

Al di sotto dello strato superficiale scuro e alterato presente sia sulla croce che su Cristo in modo non omogeneo, sono tornati visibili gli incarnati del volto, delle mani e dei piedi così come le decorazioni d’oro dell’orlo della tunica e all’altezza del collo.

La veste è adesso di colore blu scuro, una stesura costituita da lapislazzuli di altissima qualità e in buono stato di conservazione. Al di sotto di questa, sono state rinvenute tracce di due ulteriori strati della stessa cromia.

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Gli occhi del Cristo

Gli occhi sono stati realizzati con una pasta vitrea, realizzata rifondendo vetri di epoca romana. Se le pupille di colore blu profondo erano già visibili, la sclera bianca era coperta da una pittura di bianco di zinco ottocentesca, che è stata rimossa.

L’intervento ha permesso di restituire allo sguardo del Volto Santo la sua profonda espressività. 

Il nimbo con 384 gemme in pasta vitrea di colore verde smeraldo e rosso rubino

Anche il grande nimbo la cui datazione è ancora in corso di studi, che circonda il Volto Santo a forma di semicerchio era ricoperto da uno spesso strato di colore scuro, identificato come una gomma vegetale alterata.

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Su un supporto di legno sono state poste 14 lastre d’argento sbalzato e cesellato con cherubini, entro nervature a rilievo dorate, con incastonate 384 gemme in pasta vitrea di colore verde smeraldo e rosso rubino molto intensi, al cui centro è posto un fiore a quattro petali in argento.  

Alle estremità inferiori sono fissati due gigli in lamina di rame dorata. 

La datazione

Nel 2020, per la celebrazione dei 950 anni dalla rifondazione della cattedrale lucchese, tre campioni del legno di noce, nel quale è intagliato il Volto Santo, e un frammento di tela furono sottoposti per la prima volta, dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Firenze (INFN), alle indagini con il Carbonio 14 dando come risultato una datazione tra la fine dell’VIII e la fine del IX secolo.

Le indagini dendrocronologiche, eseguite dal Laboratorio IBE-CNR di Firenze, sul legno della croce coeva al Cristo, hanno potuto attestare con precisione una datazione all’860 con un margine cronologico di scostamento di poco oltre.

“E’ una data che trova conferma anche nella tipologia del Volto Santo, spiega Anna Maria Giusti, consulente storico artistica per il complesso museale e archeologico della Cattedrale di Lucca e per il restauro del Volto Santo – che ha stringenti affinità con il Crocifisso del Duomo di Sansepolcro, anche questo assegnato al IX secolo dalle indagini con il Carbonio 14. Analoga datazione è stata diagnosticata per un Crocifisso conservato in Belgio a Tancrémont e proveniente da un’abbazia di fondazione carolingia. Crocifissi di questo tipo, perduti ma ricordati nei documenti, si concentrarono numerosi nei territori dell’Impero di Carlo Magno, di cui anche Lucca fece parte dal 774, e non è da escludere che si possa ipotizzare la provenienza del Volto Santo da quell’ambito carolingio, che fu epicentro di una straordinaria fioritura artistica”. 

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Il restauro, interamente finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, è stato promosso dall’Ente Chiesa Cattedrale di San Martino e diretto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze sotto l’Alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Lucca Massa Carrara e Pistoia

Per il momento il sempre vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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