I gatti nella mia casa romana di Macel de’ Corvi
Come sapete, e se non lo sapete ve lo racconto io, di gatti a casa mia a Macel de’ Corvi ne avevo diversi. Mi piacevano assai i gatti ma adoravo anche i cavalli e la cucina era ben frequentata dalle galline.
Così questa mattina ho voluto anch’io mettermi in gioco con l’intelligenza artificiale chiedendogli di ritrarmi assieme a uno dei miei amati gatti.
I gatti andavano e venivano a loro piacimento. Ogni tanto ne arrivava in casa qualcuno di nuovo e le nascite, nel periodo primaverile, non mancavano mai.
Mi affascinava stare a guardare quei felini così sinuosi, pieni di inventiva e sempre pronti a far baruffa per sistemare ogni minimo screzio con il signor gallo o fra di loro.
Durante i primi giorni d’estate del 1533 dovetti tornare a Firenze e incaricai Bartolomeo Angelini di badare a casa mia e soprattutto di dar da mangiare e da bere a quell’allegra comitiva di volatili e animali a quattro zampe.
Bartolomeo era quello che oggi definireste un consulente finanziario privato. Ve la immaginate ai tempi vostri una figura di questo tipo, con il relativo stipendio, a governare galline, gatti e cavali a casa di un suo assistito?
Erano tempi di versi quelli e sapeva che non poteva dirmi di no.
Vi riporto uno stralcio di lettera che mi scrisse proprio Bartolomeo da Roma per rassicurarmi sulle condizioni della casa di via Macel de’ Corvi e dei suoi allegri abitanti.
“…La chasa vostra è di chotinovo ogni notte guardata e di giorno spesso da me vicitata; le galline e messer gallo triomfano, e le gatte molto si lamentano della vostra asemzia, amchor che nonn manchi loro da mangniare…“
Nessuno dipinse o scolpì una mia effige con un gatto fra le braccia e così ho chiesto all’intelligenza artificiale di farmi un ritratto virtuale con uno di loro.
Devo dire che mentre i gatti son venuti bene, io un po’ meno. A questi volti anonimi senza arte né parte, svuotati dell’anima, il mio viso assomiglia poco se non per nulla.
L’immagine in cui mi riconosco di più è quella che segue, con quel bel gattone che gioca con la mia barba e mi guarda negli occhi: sembra proprio che di lì a poco mi darà una di quelle testate d’affetto che tanto mi piacevano.
Il genio umano è altra cosa rispetto all’intelligenza artificiale e per fortuna ancora c’è un abisso fra le due faccende. Ho voluto giocare con la creazione di queste immagini per raccontarvi però il rapporto che avevo con i miei gatti.
Per il momento il sempre vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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The cats in my Roman home in Macel de’ Corvi
This morning I also wanted to get involved with artificial intelligence by asking it to portray me with one of my beloved cats.
As you know, and if you don’t know, I’ll tell you, I had several cats at my house in Macel de’ Corvi. I liked cats very much but I also adored horses and the kitchen was well frequented by chickens.
The cats came and went as they pleased. Every now and then someone new arrived in the house and there was never a shortage of births in the spring period.
I was fascinated by watching those sinuous felines, full of inventiveness and always ready to start a fight to settle even the slightest disagreement with the rooster or between themselves.
During the first days of summer in 1533 I had to return to Florence and I commissioned Bartolomeo Angelini to look after my house and above all to feed and drink that happy group of birds and four-legged animals.
Bartolomeo was what you would today call a private financial advisor. Can you imagine in your time a figure of this type, with the relative salary, grooming the chickens, cats and horses at the home of one of his assistants?
Those were the times of verse and he knew that he couldn’t say no to me.
I bring you an excerpt from a letter that Bartolomeo himself wrote to me from Rome to reassure me about the conditions of the house in via Macel de’ Corvi and its cheerful inhabitants.
“…Your house is in Chotinovo, watched every night and often visited by me during the day; the hens and the rooster are triumphant, and the cats complain a lot about your asempathy, so long as they don’t lack something to eat…”
No one painted or sculpted an effigy of me with a cat in my arms, so I asked the artificial intelligence to make a virtual portrait of me with one of them.
I must say that while the cats turned out well, I did a little less. To these anonymous faces without art or part, my face resembles little if not at all.
The image in which I recognize myself most is the one below, with that beautiful cat playing with my beard and looking me in the eyes: it seems that soon he will give me one of those affectionate headbutts that I liked so much .
Human genius is something different from artificial intelligence and fortunately there is still an abyss between the two matters. I wanted to play with the creation of these images to tell you about the relationship I had with my cats.
For the moment, your always Michelangelo Buonarroti greets you and will meet you in the next posts and on social media.

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