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11 maggio 2003: il clamoroso furto della Saliera del Cellini

Era l’11 maggio del 2003 quando nel più grande museo viennese, il Kunsthistorisches Museum, fu rubata la preziosa Saliera che il Cellini realizzò per Francesco I. Un furto clamoroso che tenne tutti con il fiato sospeso a lungo mentre ci si domandava a destra e a manca come potesse essere accaduto.

L’unica opera di oreficeria del Cellini sopravvissuta allo scorrere dei secoli scomparve nella notte fra l’11 e il 12 maggio. Il ladro si era intrufolato nel museo arrampicandosi sulle impalcature addossate all’edificio e rompendo la finestra al primo piano e successivamente la teca in cui era conservata la preziosissima saliera, eludendo ogni controllo.

La Saliera del Cellini
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Dalle indagini emerse che l’allarme era scattato ma i custodi non gli diedero peso e non controllarono cosa stesse accadendo realmente.

La storia della saliera del Cellini

Il cardinale Ippolito d’Este volle commissionare al Cellini una saliera per arricchire i suoi sontuosi banchetti. Non certo del soggetto desiderato, il cardinale chiese a due intellettuali al suo servizio, Alemanni e Cesano, di pensare a un soggetto adeguato.

I due pensarono al soggetto e lo riferirono al Cellini ma lui, testardo quanto me, non ne tenne conto e fece come voleva. L’artista si mise al lavoro realizzando un modello, che stando alle cronache dell’epoca, molto piacque a Ippolito d’Este. Purtroppo quel modello non esiste più oggi.

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Nonostante il gradimento da parte del committente, alla fine il progetto non fu realizzato perché pare costasse un’occhio della testa.

Qualche tempo dopo, nel 1540, il Cellini trovò rifugio presso Francesco I in Francia che mise a sua completa disposizione grandi risorse economiche per realizzare quella preziosa saliera.

Gli ci vollero tre anni di tempo all’artista per realizzare un capolavoro in soli 26 centimetri di altezza in oro, smalto, ebano e avorio.

Cosa rappresenta la Saliera del Cellini

I due personaggi principali della saliera sono Nettuno e Cerere. Quest’ultima, la dea della terra, accosta le sue gambe a quelle di Nettuno e dalla loro fusione nasce il sale. La cornucopia di Cerere simboleggia l’abbondanza mentre le figure che si vedono attorno sono le stesse allegorie che scolpii io nella Sagrestia Nuova solo pochi anni prima: il Giorno e la Notte, il Crepuscolo e l’Aurora.

Il pepe veniva inserito all’interno del tempietto con tanto di arco trionfale mentre per contenere il sale proveniente dal mare, veniva usata la piccola imbarcazione.

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Passaggi di proprietà

Arrivata nelle mani di Carlo IX di Francia, il sovrano volle regalare la Saliera del Cellini all’arciduca Ferdinando II del Tirolo per ringraziarlo nell’aver sostenuto e incoraggiato il matrimonio con Elisabetta d’Austria. Così la saliera finì nelle pertinenze degli Asburgo e dal 1871 fu esposta nel Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Il furto e il ritrovamento della Saliera del Cellini

La notte fra l’11 e il 12 maggio del 2003, Robert Mang rubò la piccola ma preziosissima Saliera realizzata secoli prima dal Cellini. A distanza di mesi del clamoroso furto, il tale chiese un riscatto di 10milioni di euro e quello servì alla polizia per avere qualche indizio in più.

Per provare di essere in possesso dell’autentica saliera sparita dal museo, Mang aveva inviato alla polizia l’unica parte amovibile dell’opera: il tridente del Nettuno.

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La polizia riuscì a ritrovare dopo tre anni di ricerche la refurtiva valutata 50milioni di euro. Il 22 gennaio del 2006, nel bosco di Zwettl a 90 Km da Vienna, l’opera fu rinvenuta in una cassetta dissotterrata e il ladro si consegnò alla polizia sapendo che ormai erano sulle sue tracce.

Per i l momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta ma non prima di avervi consigliato alcuni libri che vi raccontano le vicende di alcuni dei più celebri furti d’arte.

Capolavori rubati di Luca Nannipieri

“Crocifissi, pale d’altare, ostensori, candelabri, turiboli, arredi funerari, urne cinerarie, statuette votive, bassorilievi, statue bronzee, mosaici, gioielli preziosi, stendardi, papiri, tele d’artista, così come i monumenta, sono stati ripetutamente oggetto di contese, guerre legali, diplomatiche, spoliazioni, saccheggi, violente dispersioni. Attorno a questi particolarissimi manufatti, che sono le opere d’arte, e a questi particolarissimi luoghi pubblici, che sono i monumenti, non sono gravitati soltanto cure, attenzioni, premure, dedizioni, meticolosi riguardi verso la loro preservazione, ma anche e spesso avidità, ingordigie, accanimenti, speculazioni.” C’è sempre stata lotta attorno all’arte.

Omicidi, furti, razzie, corruzioni, contrabbandi, soprusi, roghi, devastazioni, confische hanno contraddistinto la vita di molti capolavori. Da Caravaggio a Picasso, da de Chirico a Munch, da Renoir a Klimt, fino alle statue della classicità, sono molti gli episodi, alcuni celeberrimi, altri poco conosciuti, alcuni risolti, molti altri ancora sotto indagine, che ci portano nel cuore dell’illegalità, della criminalità, del mercato nero, della cupidigia, della volontà di potenza, che si nasconde dietro ogni ladrocinio”

Capolavori Rubati di Luca Nannipieri lo trovate QUA

Furti d’arte, collezionismo, musealizzazione di Olga Piccoli

Nel volume sono messe in luce le scelte di “gusto” attuate, seguendo le diramazioni locali delle direttive napoleoniche, nel giudicare e selezionare le opere in seguito alle soppressioni, le fonti adoperate, i personaggi coinvolti e le procedure espletate che, tra musealizzazione, esigenza di ricollocamento sul territorio o alienazione privata, procedono in parallelo con la fondazione della nozione stessa di “Museo per il pubblico” e costituiscono uno spaccato di storia del collezionismo italiano e internazionale.

In una serie incalzante e talvolta contraddittoria di avvenimenti, specie per quanto concerne l’alienazione o il trasferimento, sovente illecito, verso le collezioni private, la ricerca si sofferma sulle principali opere d’arte identificabili, approfondendo alcuni casi emblema relativi a grandi capolavori, un tempo presenti sul territorio e ora conservati in raccolte private o in musei internazionali. 

Furti d’arte, collezionismo musealizzazione di Olga Piccoli lo trovate QUA

Quando l’arte va a ruba. Furti e saccheggi, nel mondo e nei secoli di Fabio Isman

L’arte è sempre andata a ruba, nel senso più letterale del termine: in ogni tempo, e latitudine, qualcuno ha ben pensato di sottrarre opere d’arte al legittimo proprietario.

In Italia, nel 2019, non è quasi trascorso giorno senza una ruberia: in dodici mesi sono stati denunciati 345 furti tra reperti archeologici, quadri, sculture, manoscritti, libri antichi, monete, icone, arredi, reliquie. Nell'”anno primo” del Covid-19, soltanto i “carabinieri dell’arte”, speciale e benemerito reparto, hanno sequestrato quasi 46.000 reperti frutto di scavi clandestini. È un’incessante emorragia di cultura, contro cui non ci sono neppure una terapia intensiva o un vaccino nei quali riporre una speranza. Spesso, quando si ritrovano, i reperti rubati non sono più gli stessi di prima, sradicati, privi del loro contesto.

Testimonianze diventate mute: enormi ricchezze ridotte a banali soprammobili. Ma la storia dei furti d’arte è anche un’incredibile serie di avventure, sorprese, misteri. In questo libro rivivono alcuni tra i più incredibili casi di tutti i tempi. Dai casi della Gioconda a Caravaggio, a Munch, a Vermeer e a Rembrandt, ovunque l’arte è stata rubata, da invasori nazisti o truppe napoleoniche, dalla mafia o da semplici ma letali tombaroli. 

Quando l’arte va a ruba. Furti e saccheggi, nel mondo e nei secoli di Fabio Isma lo tovate QUA

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May 11, 2003: the sensational theft of the Cellini salt cellar

It was 11 May 2003 when in the largest Viennese museum, the Kunsthistorisches Museum, the precious Salt cellar that Cellini built for Francesco I was stolen. missing how it could have happened.

Cellini’s only goldsmith’s work that has survived the passing of centuries disappeared in the night between 11 and 12 May. The thief had snuck into the museum by climbing on the scaffolding leaning against the building and breaking the window on the first floor and then the case in which the precious salt cellar was kept, evading all control.

From the investigations it emerged that the alarm had gone off but the keepers did not give it weight and did not check what was really happening.

The history of the Cellini salt cellar

Cardinal Ippolito d’Este wanted to commission Cellini with a salt cellar to enrich his sumptuous banquets. Certainly not of the desired subject, the cardinal asked two intellectuals in his service, Alemanni and Cesano, to think of an adequate subject.

The two thought about the subject and reported it to Cellini but he, as stubborn as I was, did not take it into account and did as he wanted. The artist set to work creating a model, which according to the chronicles of the time, Ippolito d’Este really liked. Unfortunately that model no longer exists today.

Despite the client’s approval, in the end the project was not completed because it seems to cost an arm and a leg.

Some time later, in 1540, Cellini found refuge with Francis I in France who put at his complete disposal great economic resources to build that precious salt cellar.

It took the artist three years to create a masterpiece in just 26 centimeters high in gold, enamel, ebony and ivory.

What does the Cellini salt cellar represent

The two main characters of the salt cellar are Neptune and Ceres. The latter, the goddess of the earth, places her legs close to those of Neptune and the salt is born from their fusion. The cornucopia of Ceres symbolizes abundance while the figures that can be seen around it are the same allegories that I sculpted in the New Sacristy only a few years earlier: Day and Night, Twilight and Dawn.

The pepper was placed inside the temple complete with a triumphal arch while the small boat was used to contain the salt from the sea.

Change of ownership

Arrived in the hands of Charles IX of France, the sovereign wanted to give the Cellini salt cellar to Archduke Ferdinand II of Tyrol to thank him for having supported and encouraged the marriage with Elizabeth of Austria. Thus the salt cellar ended up in the domain of the Habsburgs and from 1871 it was exhibited in the Kunsthistorisches Museum in Vienna.

The theft and discovery of the Cellini salt cellar

On the night between 11 and 12 May 2003, Robert Mang stole the small but very precious salt cellar built centuries earlier by Cellini. After months of the sensational theft, the man asked for a ransom of 10 million euros and that was used by the police to get some more clues.

To prove that he was in possession of the authentic salt cellar that disappeared from the museum, Mang had sent the only removable part of the work to the police: the trident of Neptune.

The police managed to find after three years of research the stolen goods valued at 50 million euros. On January 22, 2006, in the Zwettl forest 90 km from Vienna, the work was found in an unearthed box and the thief turned himself in to the police knowing that they were now on his trail.

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