Vai al contenuto

Il Compianto sul Cristo morto di Niccolò dell’Arca

Oggi voglio portarvi assieme a me alla scoperta di una delle più sconvolgenti opere del Quattrocento: il Compianto sul Cristo morto di Niccolò di Apulia, meglio conosciuto con l’appellativo dell’Arca.

Niccolò di Apulia deve il suo soprannome all’Arca di San Domenico a Bologna, alla quale lavorai anch’io. Lui realizzò le sculture della cimasa e quel dell’Arca gli rimase appiccicato sulla pelle per il resto della sua vita.

Annunci

L’opera gli fu commissionata nel 1463 circa dalla Confraternita dei Battuti bianchi per il Santuario di Santa Maria della Vita, poco lontano da Piazza Maggiore a Bologna.

Di compianti sul Cristo morto in terracotta o in legno ne furono realizzati diversi fra il 1400 e il 1500 nell’Italia settentrionale ma quello di Niccolò dell’Arca è fra i più sorprendenti tanto che tutt’oggi è considerata l’opera più importante in terracotta di tutto il Rinascimento. Niccolò era capace di “dar vita ai sassi”, come narrano le cronache dell’epoca.

Annunci

Il fulcro della scena è Cristo che giace esanime a terra dopo essere stato deposto dalla Croce. Attorno a lui regna la disperazione. Iniziando da destra si riconoscono la Vergine Maria sua Madre, Giovanni, Maria di Cleofa, Maria Salomè ovvero la madre di Giovanni evangelista, Maria Magdala e Giuseppe d’Arimatea.

Giuseppe d’Arimatea inginocchiato ha ancora in mano e appesi al cinturone gli attrezzi che ha utilizzato per togliere i chiodi ai piedi e alle mani del Cristo per poi deporlo dalla Croce.

Giuseppe d’Arimatea
Annunci

Par di sentire le loro strida, vederle barcollare, piombare sul rigido cadavere. Così scrisse il Venturi delle donne del Compianto nel Grande Atlante del Rinascimento

Mentre i due uomini attorno al corpo di Cristo mantengono un’espressione e una postura assai composta, le donne mostrano tutto il loro dolore con le loro espressioni e i loro gesti plateali. Le vesti più che essere sconvolte dal vento, sembrano esserlo dal dolore.

Annunci

La terracotta nel corso dei secoli ha perso gran parte della policromia originale ma ciò non toglie una virgola del pathos che le diverse figure hanno. Nel 1686 Carlo Cesare Malvasia definì le donne di questa opera come le “Marie sterminatamente piangenti”.

Il libro

Se siete alla ricerca di un eccellente libro che vi porti direttamente dentro questa superba opera, vi consiglio appassionatamente Lumen: il Compianto di Niccolò Dell’Arca. Ediz. illustrata con le superbe foto di Nino Migliori. Lo trovate QUA

Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social

The Lamentation over the Dead Christ by Niccolò dell’Arca

Today I want to take you with me to the discovery of one of the most shocking works of the fifteenth century: the Lamentation over the Dead Christ by Niccolò di Apulia, better known by the name of the Ark.

Niccolò di Apulia owes its nickname to the Ark of San Domenico in Bologna, on which I also worked. He created the sculptures of the coping and that of the Ark remained stuck on his skin for the rest of his life.

The work was commissioned to him in about 1463 by the Confraternity of the Battuti bianchi for the Sanctuary of Santa Maria della Vita, not far from Piazza Maggiore in Bologna.

Many lamentations over the dead Christ in terracotta or wood were made between 1400 and 1500 in northern Italy but that of Niccolò dell’Arca is among the most surprising, so much so that it is still considered the most important work in terracotta today. throughout the Renaissance. Niccolò was capable of “giving life to stones”, as the chronicles of the time tell.

The focus of the scene is Christ lying lifeless on the ground after being taken down from the Cross. Despair reigns around him. Starting from the right we recognize the Virgin Mary Mother of him, Giovanni, Maria di Cleofa, Maria Salomè or the mother of John the Evangelist, Maria Magdala and Joseph of Arimatea.

Joseph of Arimathea kneeling still has in his hand and hanging from his belt the tools he used to remove the nails from the feet and hands of Christ and then put him down from the Cross.

He seems to hear their screams, see them stagger, fall on the stiff corpse. Thus he wrote the Venturi of the women of the Lamentation in the Great Atlas of the Renaissance

While the two men around the body of Christ maintain a very composed expression and posture, the women show all their pain with their blatant expressions and gestures.

The clothes rather than being upset by the wind, they seem to be by pain. Over the centuries, terracotta has lost much of its original polychromy but this does not take away one iota of the pathos that the different figures have. In 1686 Carlo Cesare Malvasia defined the women in this work as the “immensely weeping Marys”.

For the moment, your Michelangelo Buonarroti greets you by giving you an appointment at the next posts and on social networks

Sostienici – Support Us

Se questo blog ti piace e ti appassiona, puoi aiutarci a farlo crescere sempre più sostenendoci in modo concreto condividendo i post, seguendo le pagine social e con un contributo che ci aiuta ad andare avanti con il nostro lavoro di divulgazione. . ENGLISH: If you like and are passionate about this blog, you can help us make it grow more and more by supporting us in a concrete way by sharing posts, following social pages and with a contribution that helps us to move forward with our dissemination work.

5,00 €

ULTIMI ARTICOLI

Annunci

Le indagine per ritrovare capolavori rubati: il documentario

In questa giornata piovosa, perlomeno dalle mie parti, vi propongo un interessante documentario dal titolo: “Salvare l’arte, indagini Capolavoro”.

Antonio Mini, il mio caro allievo e servitore morto dal dispiacere

🇮🇹Antonio Mini: se chiudo gli occhi ancora mi par di rivedere il suo volto gioioso. Fu per me bravo collaboratore, un fedele servitore e con il passare degli anni anche un caro amico ma ebbe una sorte avversa, tragica direi… 🇬🇧Antonio Mini: if I close my eyes I still seem to see his joyful face…

Ecco quando misi mano alla Madonna di Bruges

🇮🇹La data di inizio dei lavori per la Madonna di Bruges è compresa sicuramente fra il 1501 e il 1504 ma scartabellando un po’ di documenti è possibile fare un po’ più di chiarezza per restringere l’arco di tempo in cui misi mano a quel capolavoro che volentieri Napoleone avrebbe esposto al Louvre… 🇬🇧The start…

Caricamento…

Si è verificato un problema. Aggiorna la pagina e/o riprova in seguito.

Annunci

1 commento »

Leave a Reply

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: