Palazzo Vecchio: gli stemmi sulla facciata
Passeggiando per le vie di Firenze si ha l’impressione di fare un salto indietro nei secoli. Basta osservare piccoli dettagli sparsi un po’ ovunque per ricordare chi l’ha realizzati e per quale scopo. Logge, edicole, frontespizi, targhe in marmo, stemmi, teste antropomorfe…
Avete mai fatto caso agli stemmi dipinti sulla facciata di Palazzo Vecchio? Immagino di sì… sotto agli archi del ballatoio ci sono infatti una serie di nove stemmi ripetuti per due volte che fotografano la situazione politica fiorentina del 1353, anno della loro realizzazione.

Il primo stemma che si vede a sinistra è la croce rossa su sfondo bianco: simbolo delle Cose Pubbliche a Firenze. A seguire compare il giglio rosso che oggi simboleggia Firenze ma sapete cos’era all’epoca in cui fu dipinto? L’insegna dei guelfi, adottata dopo la sconfitta del 1266 dei ghibellini. In pratica non avevano fatto altro che cambiare i colori al giglio bianco su campo rosso dei Guelfi invertendo i colori.
Per ricordare il legame con Fiesole, si dipinse lo stemma diviso in due verticalmente bianco e rosso mentre il quarto stemma ha a che fare con il papato. Le chiavi dorate su sfondo rosso stanno a significare la fedeltà verso il pontefice della città.
Lo stemma successivo è quello della Signoria e reca la scritta Libertas in oro su fondo di lapislazzuli. A seguire c’è l’aquila rossa che aggredisce il drago verde: lo stemma della Parte Guelfa. Dovete sapere infatti che durante il Medioevo, le città guelfe avevano stemmi bianchi e rossi mentre quelle ghibelline come Arezzo e Siena avevano il bianco e nero come colori identificativi.

Il settimo stemma propone il giglio bianco su sfondo rosso ovvero l’antico simbolo dei Ghibellini della città mentre subito dopo ci sono i tre gigli d’oro su campo azzurro, stemma del Re di Francia in omaggio ai primi podestà stranieri.
Il nono e ultimo stemma propone gigli dorati su sfondo azzurro da una parte mentre dall’altra è a a fasce nere e oro a ricordare Ludovico d’Angiò, re d’Ungheria.
La prossima volta che vi capiterà di vedere quegli stemmi avrete un’idea un po’ più chiara di quello che simboleggiano. Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti e i suoi racconti


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