Quei marmi che pareva non arrivassero più
Era il caldo luglio del 1513 e mi trovavo a Roma già da un po’, in attesa che da Carrara m’arrivassero ancora marmi per il secondo progetto della Tomba di Giulio II.
Tutti i giorni speranzoso attendevo il bastimento con il prezioso carico ma al porto di Ripetta non era arrivato nulla. Quando cominciavo a vedere da lontano un qualche naviglio approssimarsi alle sponde, speravo sempre fossero i marmi arrivati da Carrara ma invece erano granaglie e altre merci destinate a chissà chi.
Di pazienza n’ho sempre avuta poca, lo sapete. Provate a immaginarvi il mio stato d’animo di quel periodo lì. I rapporti con i carrarini erano tesi più che mai: avevo anticipato parecchi denari ma dei marmi che mi servivano nemmeno l’ombra.

Presi carta e penna e scrissi a Baldassarre di Cagione assai alterato. Aveva avuto parecchi mesi di tempo per cercare i marmi che facevano al caso mio e tempo buono per spedirli via mare. I cento ducati d’oro d’anticipo l’aveva intascati da lungi ma ancora non m’aveva servito.
Gli scrissi che ancora avrebbe avuto un mese di tempo e poi avrei proceduto per altre vie per ottenere quanto mi corrispondeva: “fate male a mancare della fede e a straziare chi vi fa utile” conclusi.
Roma, 31 luglio 1513
Baldassarre, io mi maraviglio molto di voi, perché, avendomi scricto già tanto tempo fa avere a ordine tanti marmi e avendo avuto tanti mesi di tempo mirabile e buono per navichare, avendo avuto da mme cento ducati d’oro, non vi manchando di cosa nessuna, non so da che si venga che voi non mi servite. Io vi prego che voi subito charichiate quegli marmi che voi mi dite avere a ordine, e vegniate, quante più presto, meglio.
Io v’aspecterò tucto questo mese; dipoi procedereno per quelle vie che noi sareno consigliati da chi à più cura di queste cose di me. Solo vi richordo che voi fate male a manchare della fede e a stratiare chi vi fa utile. Michelagniolo in Roma.
