Sono stato io a fare a pezzi la Pietà Bandini oppure no?
La Pietà Bandini ha una lunga storia alle spalle nella quale non mancano colpi di testa miei, leggende e nodi da sciogliere. Il Cristo mentre lo scolpivo perse letteralmente una gamba a causa di una venatura di silicio nascosta nel marmo. Per questo motivo o probabilmente perché ero insoddisfatto del risultato che stavo ottenendo, presi a martellate la scultura facendola a pezzi.
Un mio allievo raccolse tutti i frammenti e vendette l’opera a un signore romano che provvedette a farla acconciare. Io ebbi una sorta di ripensamento tardivo e mi preoccupai di fornire qualche consiglio al restauratore per rimetterla un po’ in sesto.

Tutt’oggi i segni delle fratture sono ben evidenti sia nel braccio sinistro che nel resto del corpo di Cristo. La Vergine Maria ha una mano danneggiata e manca la gamba sinistra del corpo del salvatore che sta scivolando verso il basso.
L’8 giugno del 2005 uscì sul Corriere della sera un articolo che metteva in discussione proprio il fatto che fossi stato io a prendere a martellate la Pietà Bandini. Mentre il Vasari nelle Vite racconta che una notte afferrai un martello e, con tutta la forza che avevo, colpii ripetutamente la mia creazione, lo storico dell’arte Jack Wassermann della Università di Philadelphia pare abbia la certezza che le cose non andarono proprio in quel modo.
In una conferenza tenuta a Firenze, sempre nel 2005, dichiarò che io volevo modificare la scultura ma che mai avessi pensato di distruggerla poiché era all’epoca era proibito farlo per legge. Wasserman sostiene che nel periodo in cui avvenne il misfatto, danneggiare le opere sacre fosse considerato un grande sacrilegio che veniva puntualmente punito con la morte.
Anni prima Antonio Rinaldeschi fu impiccato per aver insudiciato con escrementi equini una Madonna con Bambino e Torrigiani fu fatto morire di fame in un carcere spagnolo per aver danneggiato un’altra opera.
Qual’è dunque la tesi di Wassermann in merito alle fratture presenti sulla Pietà Bandini? Secondo lui avrei condotto in maniera programmata la distruzione degli arti per eliminare alcune parti con l’intenzione di rifarle in un secondo momento.
A me questa tesi pare assai arbitraria e del tutto infondata. L’insudiciamento di una Madonna ha poco a che fare con la distruzione di un’opera peraltro creata da me. Era proibito distruggere opere d’arte sacra? Quante ne avrà fatte bruciare il Savonarola nei suoi immensi roghi delle vanità anni prima? Mi risulta che sia finito anche lui sul rogo e non certo perché aveva fatto distruggere un elevatissimo numero di capolavori purtroppo perduti per sempre.
Poi che assurdità… distruggere a martellate parte dell’opera per rifarla applicando perni. In quale altra occasione avrei fatto una cosa del genere? Bah… per me la scultura è sempre stata quella che si può ricavare da un blocco unico, mai pensato di fare aggiunte bislacche e improbabili.
Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti con i suoi ragionamenti…a volte mi chiedo come possano venire certe idee poco probabili agli studiosi.

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Dopo avere letto l’articolo, quello che mi sento di dire è che chi lo ha scritto, assieme a Wasserman dovrebbe rileggersi attentamente la cronistoria relativa alle vicende che portarono alla rottura della Pietà Bandini, dico questo perché Giorgio Vasari, essendo l’unico ad averne riportato le cronache, scrive cose ben diverse rispetto ai “ricami” e alle “invenzioni” contenuti nel suddetto articolo. Gran parte di ciò che è scritto sono solo delle pure interpretazioni personali che hanno ben pochi riscontri oggettivi con il racconto fatto dal Vasari.
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Capisco ma il Vasari non è i Vangelo e Wasserman non è uno sprovveduto. In diverse occasioni il Vasari ha riportato fatti un po’ diversi, basta pensare a cosa scrive sula Madonna di Bruges per citare un argomento lampante. Su alcune questioni che ha affermato Wasserman, nonostante sia un gigante, dissento fortemente
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