Dopo 58 anni la Madonna della neve di Jacopo di Cione torna nella chiesa dei Santi Apostoli di Firenze
È stato completato il restauro della pala d’altare con La Madonna della Neve dipinta da Jacopo di Cione grazie al prezioso sostegno economico di Friends of Florence ed è tata ricollocata nella Chiesa dei SS. Apostoli e Biagio a Firenze.
L’intervento ha avuto inizio nel periodo della pandemia, sotto l’Alta Sorveglianza prima di Jennifer Celani e poi di Daniela Parenti, funzionarie di zona per la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
Il restauro è stato eseguito materialmente da Lisa Venerosi Pesciolini ed è proseguito fino a maggio 2024. Un intervento molto articolato e complesso, comprensivo dello studio delle singole tavole e la conseguente valutazione delle ipotesi per la ricomposizione della pala d’altare.
Lo stato di conservazione prima del restauro
L’opera fu commissionata da Stoldo Altoviti negli ultimi anni del Trecento per esaudire le volontà del padre Bindo, che aveva fatto erigere una cappella nella chiesa dei Santi Apostoli a destra dell’altare maggiore.
Lo stile con il quale fu realizzata la pala d’altare è riconducibile a Jacopo di Cione, fratello minore di Andrea Orcagna e Nardo di Cione.
L’opera è stata sottoposta a numerosi interventi di restauro nel corso dei secoli ma il maggior danno è provocato remoto quanto importante attacco di insetti del legno che hanno compromesso le cornici e la predella tanto da essere asportate e la pala separata in tre scomparti.
Risale probabilmente al Settecento la resecatura della sommità dei tre pannelli che fu centinata. In questo intervento, il fondo della Madonna con il Bambino del pannello centrale fu ridorato interamente nascondendo le tracce della pittura di collegamento con le altre tavole e gli scomparti laterali furono ricoperti dalla pittura di due monache.
Al momento dell’alluvione del 1966 l’opera appariva assemblata con la tavola più alta centrale raffigurante la Madonna ed il Bambino e due tavole laterali con la raffigurazione di Santa Teresa e Santa Maria Maddalena dei Pazzi, così identificate da Guido Carocci, singolarmente incorniciate da una cornice modanata e dorata.
Il suo ricovero nei laboratori della Fortezza da Basso segnò l’inizio del recupero della pittura di fine XIV secolo. Il restauro concluso nel 1968 rimosse la pittura posticcia ed il fondo oro fasullo recuperando interamente la pittura di Jacopo di Cione pur molto lacunosa.
Lo studio eseguito nel 2008 valutò le dimensioni originarie del dipinto e la ricostruzione grafica dell’insieme per la ricomposizione della pala d’altare secondo le proporzioni tra le singole parti desunte dallo studio degli elementi del supporto.
Il restauro
L’opera smembrata in tre pezzi fu a lungo conservata nei depositi dei laboratori di restauro fino al 2020, anno in cui il progetto di riassemblaggio e restituzione alla chiesa dei Santi Apostoli, fortemente voluto da Jennifer Celani, è stato abbracciato dai Friends of Florence.
La pulitura e la smacchiatura della pittura, insieme alla levigatura delle vaste aree stuccate, ha portato alla luce importanti frammenti di colore originale che hanno permesso di ricongiungere pittoricamente campiture interrotte dalle lacune e di ricostruire il disegno di alcune delle architetture restituendo leggibilità alle scene narrative.
Straordinario è il recupero della Madonna con il Bambino sia per il ripristino del nastro dorato bulinato che chiude l’icona dimensionando il tappeto di stelle secondo l’originaria incisione ritrovata, sia per il riordino della centina che, attraverso il recupero della bulinatura e della dimensione del nastro dorato articolata in un disegno polilobato originariamente sul fondo oro, ristabilisce compiutezza e maestà alla Madonna stante.
Tutte le aree pittoriche non recuperabili per mancanza di frammenti e complessità compositiva sono state trattate con un fondo unitario della tonalità cromatica dominante nella rappresentazione e di intensità tale da permettere il risalto delle isole di pittura originali ancora conservate.
Nel corso dell’intervento di restauro è stato affrontato dal vero lo studio dell’opera in maniera empirica, ciò ha permesso quindi di approfondire e verificare quegli elementi acquisiti in una prima fase di osservazione della documentazione fotografica reperita.
La ricomposizione della pala
L’analisi scaturita dalla realizzazione di grafici e di modellini in legno ha permesso la valutazione delle soluzioni possibili per la ricomposizione della pala smembrata.
Grazie alla ricomposizione della pala e al recupero della sua leggibilità nella memoria della eleganza e della forza del capolavoro originario, dopo 58 anni di assenza l’opera torna alla chiesa dei Santi Apostoli per la quale era stata concepita.
Per il momento il sempre vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.
After 58 years, the Madonna della neve by Jacopo di Cione returns to the church of the Santi Apostoli in Florence
The restoration of the altarpiece with the Madonna della Neve painted by Jacopo di Cione has been completed thanks to the precious financial support of Friends of Florence and has been relocated to the Church of SS. Apostoli and Biagio in Florence.
The intervention began during the pandemic period, under the high supervision first of Jennifer Celani and then of Daniela Parenti, area officials for the Superintendency of Archaeology, Fine Arts and Landscape for the Metropolitan City of Florence and the provinces of Pistoia and Prato
The restoration was physically carried out by Lisa Venerosi Pesciolini and continued until May 2024. A very detailed and complex intervention, including the study of the individual panels and the consequent evaluation of the hypotheses for the recomposition of the altarpiece.
The state of conservation before the restoration
The work was commissioned by Stoldo Altoviti in the last years of the fourteenth century to fulfill the wishes of his father Bindo, who had built a chapel in the church of the Santi Apostoli to the right of the main altar.
The style in which the altarpiece was created can be traced back to Jacopo di Cione, younger brother of Andrea Orcagna and Nardo di Cione.
The work has undergone numerous restoration interventions over the centuries but the greatest damage was caused by a remote and significant attack by wood insects which compromised the frames and the predella so much that they were removed and the altarpiece separated into three compartments.
The resecting of the top of the three panels which was arched probably dates back to the eighteenth century. In this intervention, the background of the Madonna and Child of the central panel was entirely regilded, hiding the traces of the painting connecting it with the other panels and the lateral compartments were covered by the painting of two nuns.
At the time of the flood of 1966 the work appeared assembled with the highest central panel depicting the Madonna and Child and two lateral panels with the depiction of Santa Teresa and Santa Maria Maddalena dei Pazzi, as identified by Guido Carocci, individually framed by a molded and gilded frame.
His hospitalization in the laboratories of the Fortezza da Basso marked the beginning of the recovery of late 14th century painting. The restoration concluded in 1968 removed the fake painting and the fake gold background, entirely recovering the painting by Jacopo di Cione, although it was very incomplete.
The study carried out in 2008 evaluated the original dimensions of the painting and the graphic reconstruction of the whole for the recomposition of the altarpiece according to the proportions between the individual parts deduced from the study of the elements of the support.

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