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La Cappella Palatina

Il 28 aprile del 1140 fu consacrata la Cappella Palatina, complesso architettonico all’interno del Palazzo dei Normanni che venne costruito nella parte più antica di Palermo. La cappella fu edificata per ordine di Ruggiero II d’Altavilla, il primo re normanno di Sicilia e, sempre per suo volere, dedicata a San Pietro Apostolo.

Guy de Maupassant tanto ne rimase affascinato da definirla come “La più bella chiesa del mondo, il più sorprendente gioiello religioso sognato dal pensiero umano“.

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È come se Ruggero II volesse racchiudere tutto lo splendore del suo regno in questo luogo che forma una perfetta fusione dello stile latino, bizantino e arabo. La prima cosa che stupisce entrando nella Cappella è la ricchezza delle decorazioni e l’abbondanza di oro nei mosaici che risplendono se illuminati dalla luce del sole che filtra dall’esterno nelle giornate più terse.

Per realizzarla lavorarono fianco a fianco bizantini e normanni grazie alla nuova politica di tolleranza portata avanti proprio da Ruggero II.

L’immagine più suggestiva riprodotta a mosaico è il Cristo Pantocratore, realizzato secondo i canoni bizantini. Mentre benedice con la mano destra, con l’altra tiene in mano il Vangelo di Giovanni aperto con la citazione visibile, scritta in greco e in latino “Io sono la luce del mondo, chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita“.

Le sue vesti richiamano quelle degli imperatori bizantini ed è circondato da otto arcangeli.

Gli interni della Cappella Palatina raccontano le storie dell’Antico e del Nuovo Testamento alla stregua di una Bibbia illustrata a tutti comprensibile, anche a chi non sapeva leggere che all’epoca costituivano la maggioranza della popolazione.

Le navate laterali furono istoriate con gli episodi della vita di San Pietro e Paolo mentre in quella centrale si può vedere il susseguirsi degli eventi più salienti dell’Antico Testamento.

I mosaici del vestibolo furono realizzati da Pietro Casamassima e Santi Cardini agli inizi dell’Ottocento su commissione di Ferdinando III di Borbone. Rappresentano le storie del figliolo ribelle del re David, Assalone.

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Il soffitto è formato da una struttura autoreggente in legno intagliato e dipinto secondo lo stile arabo (muqarnas) con 750 soggetti indipendenti gli uni dagli altri.

Sapete cosa rappresentano quei dipinti? Il paradiso coranico con i piaceri dei sensi e dello spirito personificati da aquile, pavoni, persone e suonatori. È l’unico esempio esistente nel mondo di decorazioni pittoriche islamiche che comprendono la rappresentazione dell’uomo all’interno di un luogo di culto.

La cappella è suddivisa in tre navate mediante dieci colonne di granito e marmo cipollino con capitelli compositi che sorreggono una struttura formata da archi a ogiva.

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Il pavimento è un insieme di arte cosmatesca, bizantina soprattutto nel presbiterio e islamica nelle navate. Un tappeto di pietra formato da un insieme di porfido e marmi policromi capace di destare una grande meraviglia.

Il libro

Se volete approfondire la conoscenza sui mosaici bizantini realizzati in Sicilia, vi consiglio il libro I mosaici bizantini nella Sicilia normanna di Adele Cilento, scritto in italiano e in inglese. Lo trovate QUA.

Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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