Quando il carrettiere si rubò i miei formaggi
Era il gennaio del 1549 e me ne stavo a Roma, indaffarato con il progetto della Basilica di San Pietro che m’aveva affidato papa Paolo III Farnese.
Ogni tanto il mi nipote Lionardo mi inviava formaggi da Firenze, vino e altre prelibatezze. A volte faceva di testa sua scegliendo quello che già sapeva avrebbe incontrato i miei gusti e altre volte ero io a chiedergli nello specifico alcuni prodotti.
Come sapete ero assai parco nel mangiare però c’erano alcune specialità che amavo. Erano tipiche della mia terra natìa e quando le assaporavo mi sapevano di casa… mi pareva di tornar fanciullo.
Capitò una volta che Lionardo mi mandò per un carrettiere dei saporiti formaggi, tanto saporiti che probabilmente il fattorino decise di mangiarseli oppure li vendette a chissà chi, strada facendo. Mandai più volte un uomo di fiducia alla dogana per vedere se quei caci fossero arrivati. Niente da fare: parevano spariti nel nulla.
Me li sarei mangiati volentieri piano piano, la sera davanti al focolare con un bicchier di vino per scaldare lo stomaco e lo spirito in quel gelido inverno.
Roma, 31 Gennaio del 1549
Lionardo, il cacio che tu m’ài mandato, io ò avuto la lectera, ma non ò già avuto il cacio; credo che ‘l mulactiere che l’à portato là l’abbi venduto a qualcun altro, perché ò mandato più volte alla Dogana per esso.
Decto mulactiere à trovato mille favole e à dato tante parole, che se n’è andato in modo che io dubito che e’ non sia un tristo. Però non mi mandar più niente, che m’è più noia che utile.
Della casa m’avisasti, se è quella di quegli da Gagliano, come risposi a la tua, mi par da torla, come ti scrissi, perché m’è lodata assai. Circa il tor donna, stamani ò uno aviso di più fanciulle che s’ànno a maritare chredo che sia un sensale quello che scrive, benché non vi mecta il nome suo e decto aviso te lo mando in questa, acciò, se no n’ài notitia, tu lo intenda, e io per quest’altra ti scriverrò il parer mio, perché ora non ò tempo. Non mostrare a nnessuno che io t’abbi mandato il decto aviso.
Michelagniolo Buonarroti in Roma.A Lionardo di Buonarr[o]to Simoni in Firenze.
Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti con i suoi racconti e le sue lettere.

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Io l’anno scorso mandai a una mia amica tedesca una torta Veronese di pasta frolla, ma non arrivò mai. Credo che se la sia mangiata il postino.
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