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Restaurati i mosaici del Battistero di Firenze

In questi giorni sono stati portati a termine i lavori di restauro sui mosaici di 4 degli 8 lati del Battistero di San Giovanni di Firenze. Entro la fine dell’anno si prevede di completare il lavoro e così potremmo rivedere la grandiosa opera priva di ponteggi.

Durante questa fase sono venute alla luce alcune particolarità che fino al momento non erano state notate. Qualche esempio? L’uso di un mastice e tracce di dorature inaspettate.

Foto credit Vatican News
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I mosaici più antichi che si possono ammirare all’interno del Battistero sono quelli della volta dell’abside. Furono realizzati dal francescano Jacopo a cominciare del 1225. Al centro l’Agnus Dei affiancato dalla Madonna e dagli Apostoli e Profeti mentre ai lati si vedono la Madonna con bambino in Trono e San Giovanni Battista in trono.

Il rivestimento della cupola fu effettuato a partire probabilmente dal 1270 ed è suddiviso in otto spicchi. Il mosaico su fondo dorato richiese anni di lavoro prima di essere portato a termine. Probabile che vennero impiegate maestranze veneziane supportate da quelle locali. I cartoni dell’inferno furono realizzati da Coppo di Marcovaldo mentre le prime Storie del Battista furono attribuite a Cimabue e al Maestro della Maddalena. Per quanto riguarda la raffigurazione del Paradiso, si pensa che i cartoni possa averli realizzati Meliore.

Foto credit Vatican News
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Il restauro ancora in corso ha riportato alla luce la brillantezza delle tessere, da tempo offuscata dai depositi ma ha fatto emergere anche qualche inaspettata sorpresa.

Per celare i depositi di calcare lasciati dalle infiltrazioni d’acqua, chissà quando e chissà come sul marmo verde di Prato fu applicata della cera colorata. Sono state poi rinvenute tracce di oro su uno dei capitelli dei matronei: e se in passato fossero stati tutti completamente dorati?

Foto credit La Repubblica
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I mosaicisti dovettero affrontare un problema non semplicissimo da risolvere. L’interno del battistero era rivestito di marmi e dovettero mettere a punto un impasto particolare per far aderire le tessere alla superficie così liscia. Beatrice Agostini, direttrice dei restauri dell’Opera di Santa Maria del Fiore, ci chiarisce che non fu usata una malta classica ma bensì un mastice che però nel corso dei secoli si è degradato più velocemente di quanto avrebbe fatto la malta.

In attesa di poter vedere dal vero la porzione di battistero già restaurata, il sempre vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post.

“Il mio Bel San Giovanni” lo definì Dante che proprio in questo luogo fu Battezzato qualche secolo fa.

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