3 maggio 1820: nasce Vincenzo Vela
Il 3 maggio del 1820 nacque lo scultore Vincenzo Vela a Lingornetto, nel Canton Ticino. Ha lasciato a voi posteri opere mirabili come la raffinata Preghiera del Mattino tanto per citarne una o la delicatissima Flora.
Pensate che appena quattordicenne era già arrampicato sui ponteggi del duomo di Milano in veste di scalpellino. Si fece le ossa sul campo e poi, negli anni a venire, iniziò a frequentare l’Accademia di Brera per perfezionarsi anche se a dirla tutta era già bravino.

Dopo aver lavorato nello studio di Benedetto Cacciatori, iniziò a interessarsi a temi romantici appassionandosi in modo particolare alle opere pittoriche di Hayez. Nel 1852 Vincenzo Vela era già riconosciuto come uno dei grandi scultori della scuola naturista. In quel frangete si trovava a Milano ma decise di trasferirsi a Torino perché non volle sottostare al regime austriaco.
Proprio a Torino ottenne la cattedra di scultura nell’Accademia Albertina. Dopo aver dedicato tutta la sua vita alla scultura e all’insegnamento, Vela si ritirò a scolpire nella sua casa di Ligornetto dove lo trovò monna morte il 3 ottobre del 1891 a 71 anni. Vela fu scultore ambitissimo e il più richiesto di quegli anni da borghesi sia italiani che di altri paesi del mondo.
La Preghiera del Mattino
La Preghiera del Mattino è una delle opere più belle e note di Vincenzo Vela. Fu il duca Giulio Litta Visconti a commissionargli nel 1846 un’opera a soggetto libero che sarebbe stata poi collocata nella chiesa che era stata realizzata nella villa di famiglia.
Il verismo di questa opera è impressionante: lo scultore riprodusse ogni dettaglio, compresi i punti di cucitura della camicia della giovane col volto assorto in preghiera. Si pensa che Vela abbia scelto come modella la futura sposa Sabina Dragoni, allora diciannovenne.
L’opera fu presentata all’esposizione annuale dell’Accademia di Brera nel 1846 e proprio in quell’occasione, il letterato e critico Carlo Tenca, scrisse: “la più ardita novità che siasi tentato a’ nostri tempi nella scultura. Non è più il marmo che noi abbiamo davanti agli occhi, ma qualche cosa di palpitante e di vivo che illude con gli effetti abbaglianti del chiaroscuro. Per poco che la si stia riguardando, noi crederemo di veder sorgere quella leggiadra fanciulla, che prega genuflessa, noi la vedrem muovere le chinate palpebre, e animarsi d’una vita repentina“.

Flora
Vela scolpì la sensuale Flora nel suo studio torinese. La fanciulla nuda emerge dal cespuglio di fiori quasi fosse una venere che esce dalla conchiglia. Il raffinato fascio di fiori riprodotto nei dettagli più minuti ha molto a che fare con l’arte di suo fratello maggiore ornatista, presso il quale soggiornò durante il suo periodo milanese.

Il Museo Vincenzo Vela
Il Museo dedicato all’artista si trova nella terra che lo ha visto nascere e morire: Ligornetto. L’artista che grazie al suo lavoro e ai suoi numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali aveva racimolato una bella somma di danari, si fece edificare proprio a Ligornetto una sontuosa villa dove poter lavorare dopo il ritiro dall’insegnamento. All’interno dell’edificio volle realizzare anche quello che oggi si chiamerebbe showroom nel quale accoglieva appassionati e potenziali acquirenti delle opere sue. Suo figlio Spartaco, nel 1892, seguendo le volontà testamentarie del padre Vincenzo, vole donare l’edificio all’Ufficio Federale della Cultura che optò per realizzare al suo interno il museo dedicato all’artista.

Vincenzo Vela ha segnato un’epoca con le sue raffinate opere veriste che ancora oggi destano stupore in chi le ammira. Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti e i suoi racconti


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