La moda della pittura a olio e il mio Giudizio
Quando stavo per apprestarmi a metter mano al gran lavoro del Giudizio Universale, la pittura a olio era di gran moda. Alcuni artisti la difendevano a spada tratta quasi come se fosse la migliore delle pitture possibili. Sebastiano del Piombo ne era un gran sostenitore al punto che convinse Papa Paolo III a far preparare la parete dietro l’altare della Cappella Sistina proprio per ricevere questo tipo di pittura. Prima di iniziare i lavori nemmeno vollero sentire il mio parere in merito: pareva sapessero già che avrei acconsentito a utilizzare quella tecnica ancora tutta da perfezionar.
E si che entrambi un po’ mi conoscevano, avrebbero dovuto immaginarsi che avrei comunque fatto come volevo io. Non sono mai stato ragionevole e lo dico con una punta d’orgoglio. Li lasciai fare senza fiatare. C’era uno squadrone di gente attorno alla parete. La preparazione di un muro per l’affresco a olio e lunga, laboriosa e tutt’altro che semplice ma tanto pagava il Papa.
A opera conclusa gli feci buttar giù tutto. Ma vi pare? Il Giudizio avrei dovuto dipingerlo io e nemmeno m’avevano chiesto che tecnica avrei preferito usare. La durata dell’olio su parete era ancora tutta da dimostrare mentre era certo che l’affresco avrebbe durato a lungo senza sciuparsi. Addirittura l’utilizzo dell’olio avrebbe potuto causare non pochi problemi durante la realizzazione dell’opera. Chiedetelo a Salviati che nel Palazzo della Cancelleria fu costretto a continui ritocchi. La mestica troppo molle abbinata alla lentezza di asciugatura facevano scivolare visibilmente la parte dipinta verso il basso. Un vero e proprio disastro. Con tutta quella superficie da dipingere non potevo certo permettermi una cosa del genere.
Il sempre mai domo Michelangelo Buonarroti
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