Il Giudizio Universale a olio su tela: analisi critica e dubbi sull’attribuzione a me
Nella giornata di ieri ha fatto il giro del mondo la notizia relativa alla riscoperta e all’attribuzione a me di un piccolo dipinto addirittura a olio su tela che avrei realizzato del Giudizio Universale.
Inviterei alla cautela proponendovi alcune importanti considerazioni che non possono essere sottovalutate in questa vicenda.
L’opera in questione riguarda la raffigurazione di una copia assai ridotta del mio Giudizio Universale, comprendente il gruppo centrale di Cristo Giudice con la Vergine e altre figure come quattro angeli tubicini, San Pietro che restituisce le chiavi, qualche anima salva, alcune anime dannate e angeli apteri.
Una versione stringata e assai ridotta della grandiosa opera della Cappella Sistina, di 96,52 x 81,28 centimetri su tela di lino dipinta a olio.
Come sapete disprezzavo la pittura a olio tanto che pare fu motivo di scontro proprio con quello che fino alla realizzazione del medesimo affresco, era un amico e collaboratore: Sebastiano del Piombo.
Sebastiano, senza dirmi nulla, aveva suggerito a papa Paolo III di far preparare la parete per essere dipinta a olio ma quell’alzata di ingegno non mi piacque per nulla. Feci buttare giù tutto e ricominciare da capo quel lavoro. Da allora in poi i rapporti con Sebastiano del Piombo si deteriorarono irreparabilmente.
È stata la studiosa Amel Olivares, dopo una ricerca che è andata avanti per otto anni effettuata con la collaborazione di José Manuel del Rio Carrasco, studioso di storia dell’arte e conservazione, a fare l’annuncio dell’attribuzione a me di quel manufatto, noto con il nome di Giudizio Universale di Ginevra.
L’opera era conosciuta da lungi ma un centinaio di anni fa se ne erano persero le tracce. Secondo quanto sostenuto dai due studiosi, avrei regalato la tela ad Alessandro Allori che poi la adoperò per realizzare la pala d’Altare che si trova nella Basilica della Santissima Annunziata a Firenze.
In questa attribuzione fantasiosa, è stato tirato in ballo anche Gianluigi Colalucci, il capo restauratore che ha restaurato assieme al suo team i miei affreschi sistini. Viene citato forse per dare autorevolezza a questa tesi strampalata ma chi lo fa sa bene che interpellato più volte, Colalucci si era tenuto alla larga dal formulare ipotesi o da dare giudizi.
Osservando la piccola tela, si nota la presenza del mio volto nella zona dei salvati. Un ritratto però che ha la stessa posa e la stessa espressione di quello realizzato da Daniele da Volterra, molto affine anche al dipinto a lui attribuito che mi ritrae, appartenente al Metropolitan di New York.
Mi pare improbabile che per realizzare un autoritratto mi ispirassi a qualcosa di mano altrui ma non solo.
Non vi risulta singolare l’inserimento del mio volto fra quello dei beati?
A me fa sobbalzare sulla sedia. Com’è possibile mi sia messo da solo fra i beati quando nell’affresco del Giudizio Universale volli posizionarmi dalla parte opposta, appena sopra i dannati, nelle sembianze della pelle scuoiata che tiene in mano San Bartolomeo?
Mi sentivo tutt’altro che santo e i miei componimenti poetici di questo sentimento ne danno ampia testimonianza.
Per l’impostazione che ha la tela, a me sembra tanto una copia dell’opera fiorentina dell’Allori, ispirata dal mio Giudizio della Cappella Sistina.
Vi faccio notare un altro dettaglio ancora di non poca importanza.
Al di sotto del mio volto compare un’anima salvata che viene trascinata con forza verso l’alto da un angelo aptero. Orbene, quel panno apposto come censura in mezzo alle sue gambe come potrebbe essere opera mia?
Come potrebbero essere miei gli altri interventi di censura visibili sulla tela ed effettuati dopo la mia morte sul Giudizio Universale come quello che compare sul San Giovanni Battista o sull’anima perduta vista di schiena presa a pugni dall’angelo aptero?
La piccola tela dipinta a olio viene descritta dettagliatamente in un documento custodito nell’archivio di Stato di Firenze del 1792, nell’inventario dei Mobili e delle Opere d’arte di proprietà del Marchese Fiorentino Donato Guadagni.
Nel 2015 fu restaurata da Antonio Casciani e oggi è in buono stato. Sull’opera sono stati condotti studi stilistici e analisi scientifiche come la spettrofotometria, la stratigrafia e la riflettografia.
Come vi ho accennato prima, la tavola dipinta dell’Allori, realizzata nel 1564 di cui esistono diversi disegni preparatori presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi, a me sembra essere stato il modello per la tela incautamente attribuita a me e non il contrario.
Per il momento il sempre vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.
CriticThe Last Judgment in oil on canvas: critical analysis and doubts about the attribution
Yesterday the news went around the world regarding the rediscovery and attribution to me of a small oil on canvas painting that I had made of the Last Judgment.
I would urge caution by proposing some important considerations that cannot be underestimated in this matter.
The work in question concerns the representation of a very small copy of my Last Judgment, including the central group of Christ the Judge with the Virgin and other figures such as four little angels, Saint Peter returning the keys, some saved souls, some damned souls and apteral angels.
A condensed and much reduced version of the grandiose work in the Sistine Chapel, measuring 96.52 x 81.28 centimeters on linen canvas painted in oil. As you know, I despised oil painting so much that it seems it was a cause of conflict with the man who, until the creation of the same fresco, was a friend and collaborator: Sebastiano el Piombo.
Sebastiano, without telling me anything, had suggested to Pope Paul III that the wall be prepared to be painted in oils but I didn’t like that display of ingenuity at all. I had everything torn down and the job started over again. From then on, relations with Sebastiano del Piombo deteriorated irreparably.
It was the scholar Amel Olivares, after research that continued for eight years carried out in collaboration with José Manuel del Rio Carrasco, a scholar of art history and conservation, who made the announcement of the attribution of that artefact to me , known as the Last Judgment of Geneva.
The work was known for a long time but a hundred years ago all traces of it were lost. According to what the two scholars claimed, I gave the canvas to Alessandro Allori who then used it to create the altarpiece located in the Basilica of the Santissima Annunziata in Florence.
Gianluigi Colalucci, the chief restorer who restored my Sistine frescoes together with his team, was also brought into play in this imaginative attribution. He is cited perhaps to give authority to this bizarre thesis but those who do so know well that when asked several times, Colalucci had stayed away from formulating hypotheses or making judgements.
Looking at the small canvas, you notice the presence of my face in the area of the saved. However, a portrait that has the same pose and the same expression as the one created by Daniele da Volterra, also very similar to the painting attributed to him which portrays me, belonging to the Metropolitan in New York.
It seems unlikely to me that to create a self-portrait I would be inspired by something from the hand of others but not only.
Doesn’t the inclusion of my face among those of the blessed seem strange to you? It makes me jump in my seat. How is it possible that I placed myself alone among the blessed when in the fresco of the Last Judgment I wanted to position myself on the opposite side, just above the damned, in the guise of the flayed skin that Saint Bartholomew is holding in his hand?
I felt anything but holy and my poetic compositions bear ample testimony to this feeling.
Due to the layout of the canvas, it seems to me to be a copy of Allori’s Florentine work, inspired by my Judgment of the Sistine Chapel.
I would like to point out another detail of no small importance.
Below my face a saved soul appears and is forcefully dragged upwards by an apterous angel. Well, how could that cloth placed between her legs as censorship be my work?
How could the other censorship interventions visible on the canvas and carried out after my death on the Last Judgment be mine, such as the one that appears on Saint John the Baptist or on the lost soul seen from behind being punched by the apterous angel?
The small oil painted canvas is described in detail in a document kept in the Florence State Archives from 1792, in the inventory of Furniture and Works of Art owned by the Florentine Marquis Donato Guadagni.
In 2015 it was restored by Antonio Casciani and today it is in good condition. Stylistic studies and scientific analyzes such as spectrophotometry, stratigraphy and reflectography were conducted on the work.
As I mentioned before, the painted panel by Allori, created in 1564 of which there are several preparatory drawings in the Cabinet of Drawings and Prints of the Uffizi, seems to me to have been the model for the canvas recklessly attributed to me and not the opposite.
For the moment, your always Michelangelo Buonarroti greets you and will meet you in the next posts and on social media.

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Ho l’impressione che in questi ultimi tempi si sia un po’ troppo frettolosi a fare attribuzioni spettacolari di opere rinvenute, quasi per caso e a darne subito notizia a livello mondiale. Forse per ricavarne poi grosse cifre nelle vendite all’asta, prima che ulteriori studi possano confutare dette attribuzioni.
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mi pare ci sia molto protagonismo da parte di chi si azzarda a fare attribuzioni simili… molto protagonismo e una conoscenza della materia risicata
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Vero.
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