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27 aprile 1554: fu inaugurato il Perseo del Cellini

Finalmente, dopo tante tribolazioni, giovedì 27 aprile del 1554 fu inaugurato il Perseo del Cellini.

Io non ebbi modo di vedere quella straordinaria opera in bronzo: mi trovavo a Roma da qualche anno e non avrei fatto più ritorno a Firenze se non da morto.

“Or come piacque al mio glorioso Signore e immortale Iddio, io la fini’ del tutto, e un giovedì mattina io la scopersi tutta”, scrisse il Cellini nella sua autobiografia.

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L’opera a tema mitologico era stata commissionata a Benvenuto Cellini dal duca Cosimo I de’ Medici, di ritorno dal soggiorno trascorso al cospetto di Francesco I di Valois, re di Francia, nel 1545.

Quell’opera avrebbe rappresentato un taglio netto all’esperienza repubblicana di Firenze e i serpenti sul capo di Medusa non erano altro che la raffigurazione delle discordie in città che da sempre molestavano quella che il granduca sosteneva essere la vera democrazia: la sua.

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La fusione del Perseo fu particolarmente ardua e richiese al Cellini e ai suoi collaboratori sforzi enormi. Fu un’operazione complessa durante la quale l’artista per molto tempo fu in preda a violente febbri e sudorazioni improvvise, note come la febbre del fonditore, causata dalle esalazioni dei metalli.

Durante la fusione si abbassò il calore della fornace a causa di un violento temporale e a un certo punto mancò anche lo stagno, utile per rendere la fusione molto più liquida e scorrevole.

Il Cellini rimediò la situazione aggiungendo tutte le stoviglie in stagno di casa propria e dei collaboratori. I guai però non finirono lì perché nella bottega si dovette rimediare in fretta a un principio di incendio.

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Quella forma slanciata del Perseo, con il braccio rivolto verso l’alto molto staccato dal busto, era ritenuta impossibile da fondere in un solo getto. Il geniale Cellini ci riuscì anche se l’opera ebbe bisogno di un gran lavoro di rinettatura durato dal dicembre del 1549 fino all’aprile del 1554.

L’artista nell’autobiografia scrive che fu necessario rifare solo tre dita del piede destro ma in realtà, durante l’ultimo restauro, è stato scoperto che l’intero piede destro e buona parte dello stinco furono rigettate una seconda volta.

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Alla fine l’opera fu posizionata al di sopra del prezioso piedistallo in marmo e bronzo, oggi sostituito da una copia per questioni conservative e spostato all’interno del Museo Nazionale del Bargello.

Se vi capiterà di andare a Firenze non perdete l’occasione di ammirare i dettagli del capolavoro creato dal Cellini, ubicato dinnanzi alla Loggia dei Lanzi, in pendant con il Ratto delle Sabine del Giambologna.

Il Perseo del Cellini in una foto d’epoca scattata fra il 1890 e il 1899
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Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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April 27, 1554: Cellini’s Perseus was inaugurated

Finally, after so many tribulations, Cellini’s Perseus was inaugurated on Thursday 27 April 1554.

I didn’t get to see that extraordinary bronze work: I had been in Rome for a few years and I would never return to Florence except after my death.

“Now as it pleased my glorious Lord and immortal God, I finished it completely, and one Thursday morning I discovered it all”, wrote Cellini in his autobiography.

The mythological-themed work had been commissioned from Benvenuto Cellini by Duke Cosimo I de’ Medici, on his return from a stay spent in the presence of Francis I of Valois, King of France, in 1545.

That work would have represented a clean cut from the republican experience of Florence and the snakes on Medusa’s head were nothing more than the representation of the discords in the city that had always harassed what the grand duke claimed was true democracy: his.

Casting the Perseus was particularly difficult and required enormous efforts from Cellini and his collaborators. It was a complex operation during which the artist was for a long time in the grip of violent fevers and sudden sweats known as smelter fever, caused by metal fumes.

During the fusion, the heat of the furnace was lowered due to a violent storm and at a certain point there was also a lack of tin, which was useful for making the fusion much more liquid and flowing.

Cellini remedied the situation by adding all the tin crockery from his own house and from his collaborators. However, the troubles did not end there because a fire had to be quickly remedied in the shop.

That slender form of Perseus, with his arm pointing upwards very detached from the bust, was considered impossible to cast in a single casting but instead Cellini succeeded even if the work then needed a great deal of refinishing which lasted December 1549 to April 1554.

In his autobiography Cellini writes that only three toes on the right foot needed to be redone but in reality, during the last restoration, it was discovered that the entire right foot and a good part of the shin were rejected a second time.

Eventually the work was placed above the precious marble and bronze pedestal, now replaced by a copy for conservation reasons and moved inside the Bargello National Museum.

If you happen to go to Florence, don’t miss the opportunity to admire the details of the masterpiece created by Cellini, located in front of the Loggia dei Lanzi, in pendant with the Rape of the Sabine Women by Giambologna.

For the moment, your Michelangelo Buonarroti greets you by making an appointment for the next posts and on social media.

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