Ecco cosa risposi al Re di Francia
Non mi sarebbe dispiaciuto lavorare anche per il Re di Francia Francesco I ma il tempo non mi bastava nemmeno per portare a termine i lavori che avevo già in carico. Mill’anni in più di vita m’avrebbero fatto comodo per concretizzare tutti i progetti che mi frullavano per la testa.
“Sappi Vostra Maestà che molto tempo che ò desiderato servir quella, ma per non l’avere avuto a proposito, come non è stato in Italia, all’arte mia, non l’ò potuto fare“
Era il 26 di aprile del 1546 quando presi carta e penna per rispondere alla lettera che m’aveva scritto poco prima Francesco I. Gli scrissi avrei realizzato per lui un’opera in marmo, un dipinto e un’opera in bronzo appena terminato di lavorare per papa Paolo III.
Promessa che poi non ebbi modo di mantenere. Francesco I morì il 31 marzo del 1547 ma probabilmente nemmeno avrei avuto tempo per realizzare qualcosa per lui.
Dopo gli affreschi paolini non sapevo ancora m’aspettasse il progetto della Basilica di San Pietro che mi accompagnò per il resto dei miei giorni. Sinceramente pensavo sarei morto prima tanto che per concludere la lettera al re scrissi:
“E se la morte interrompe questo mio desiderio, e che si possa sculpire o dipigniere nell’altra vita, non mancherò di là dove più non s’invechia”
A seguire vi riporto la lettera integrale che scrissi a sua Maestà
Roma, 26 aprile del 1546
Sacra Maestà, io non so qual si sie più, o la gratia o la maraviglia che Vostra [Maestà] si sie degniata scrivere a un mie pari, e più ancora a rrichiederlo delle sua cose non degnie, non c[h]’altro, del nome [di Vostra Maestà].
Ma come si sieno, sappi Vostra [Maestà] che molto tempo è che ò desiderato servir quella, ma per non l’avere avuto a proposito, come non è stato in Italia, all’arte mia, non l’ò potuto fare.
Ora mi truovo vechio e per qualche mese ochupato nelle cose di papa Pagolo; ma se mi resta dopo tale ochupatione qualche spatio di vita, quello che ò disiderato, come è decto, più tempo di fare per Vostra [Maestà], m’ingegnierò mecterlo a effecto, cioè una cosa di marmo, una di bronzo, una di pictura.
E se la morte interrompe questo mio desiderio, e che si possa sculpire o dipigniere nell’altra vita, non mancherò di là, dove più non s’invechia.
[E a Vostra Maestà prego Dio] che doni lunga et felice vita.Di Roma, il giorno XXVI d’aprile MDXLVI. Di Vostra Christianissima Maestà humilissimo servitore Michelangelo Buonarroti. Al christianissimo re di Francia.
Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.
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