19 febbraio 1564: cosa accadde il giorno dopo la mia morte
Il sabato mattina del 19 febbraio del 1564, appena resa nota la notizia della mia morte e con il corpo che ancora giaceva nel letto, arrivò a casa di Macel de’ Corvi una commissione inviata da papa Pio IV, al secolo Giovanni Angelo Medici di Marignano.
Non fu possibile ai miei fedelissimi non far entrare quella commissione in casa e si dovettero arrendere ai voleri del pontefice.
Fra quelle persone c’erano pure il commissario Alessandro Pallantieri e il notaio Roberto Ubaldini. Il notaio iniziò a guardare dappertutto con lo scopo di redigere un dettagliato inventario di tutto quello che c’era in casa.
Fin lì potrebbe sembrare qualcosa di assai ordinario ma accadde qualcos’altro. Di beni materiali in casa non c’era molto. Qualche coperta sdrucita e della biancheria nuova nella cassapanca che il mi nipote m’aveva inviato da Firenze, poche stoviglie malmesse in cucina e sotto il letto un baule con 10mila ducati di camera.
Il mi nipote Lionardo, erede universale, era in viaggio per Roma ma non era ancora arrivato. I beni più preziosi che erano in casa non erano i danari bensì i disegni che erano rimasti e le tre opere abbozzate.
Così chi si preoccupò di scrivere l’inventario per conto del papa, sempre per conto di lui si avvalse la facoltà di portar via le carte trovate, i quattro pezzi di cartone e i marmi abbozzati.
Quando il mi nipote Lionardo finalmente giunse in città e andò a reclamare quanto gli era stato sottratto dal commissario ma fu liquidato in malo modo. Gli fu restituito solo il baule ancora sigillato con i ducati dentro dicendosi pure di accontentarsi così.
Questo brutto ricordo viene riportato puntualmente da Daniele da Volterra in una lettera che scrisse al Vasari qualche giorno dopo la mia morte.
“…Il Sabato mattina, mentre si dava ordine alla casa et l’altre cose, venne li giudicj con un notaro del governatore da parte del papa, , ch’voleva l’inventario dj cio ch’vera: Al quale non si pote negare, et così fu scritto tutto vi si trovo; Quattro pezzi di cartonj. Uno fu quello; l’altro quello che dipigneva Ascanio, se ve ne ricorda; et uno apostolo, il quale disegnava per farlo di marmo in San Pietro; e una Pieta, ch’egli haveva cominciata: della quale vi sintende solo le attitidune delle figur’, si ve poco finimento.
Basta, quello del Christo e il meglio: Ma tutti sono iti in luogo, che si durera faticha a vederli non che a riaverlj; pur io ho fatto ricordare al cardinale Morone, ch’e fu cominciato a stantia sua, e offertomi dj fargnene na copia, se lo potra rihavere. Certi disegni piccolj, dj quelle Nuntiate et del Cristo che ora all’orto, egli li haveva donati a Jacopo suo e compagno dj Michele, se ve ne ricorda. Ma il nipote per donare qualcosa al duca glieli levera. Di disegni non si e trovato altro.
Si sono trovate cominciate tre statue di marmo, un San Pietro in abito di papa, in sul quale(…) una Pieta in braccio alla Nostra Donna et un Cristo che tiene la croce in braccio, come quel della Minerva, ma piccolo et diverso da quello. Altro non si trova djdisegni.
Il nipote arrivò 3 giorni da poi la morte sua et subito ordino, ch’il corpo suo fussi portato à Fiorenza, secondo luj ci haveva comandato più volte, quando era sano, et anche dua di inanti la morte. Dipoi andò dal governator’ per rihaver’ e detti cartonj et una cassa, dove erano dieci mila & in tanti ducati di camera et & vechi del sole et circa a cento & di moneta, equalj furono conti il Sabato che fu fatto l’inventario, intanti ch’il corpo fussi portato in Sancto Apostolo. La detta cassa li fu resa subito con tuttj e danarj dentro, ch’era suggellata. Ma i cartonj non li sono anchora stati resi, et quando li domanda, li dicano che gli dovea nastar’ haver’ hauti e danarj: si che non so che ne sarà…”
Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti e i suoi racconti per il momento vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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